Nova Lectio

mmd4Matteo Messina Denaro è in carcere. É stato arrestato il 16 gennaio, trent’anni dopo il suo secondo padre, Totò Riina. Anche la data dei due arresti, domenica a parte, coincide come se un rito si fosse compiuto con la compiacenza delle parti in causa. Sul suo arresto, sulla carcerazione al 41bis a L’Aquila, sappiamo tutto. Giornali e televisioni non ci hanno fatto mancare informazioni che inneggiano al grande risultato, alla fine di Cosa Nostra, alle pazienti ricerche investigative delle forze dell’ordine. Certo qualche voce stonata c’è stata, qualcuno sospetta una nuova fase della trattativa tra lo stato e la mafia. Ad altri, guardando i due carabinieri che accompagnano Matteo in auto, come se fosse un vecchio zio che non vedono da anni, crolla il mito di quei begli arresti pieni di pathos dei telefilm americani. Altri sostengono che, malato e vecchio (attenzione, MMD ha solo 60 anni), abbia preferito consegnarsi per curarsi meglio. Voci, illazioni, sospetti, dietrologie …
Noi che della questione ci siamo occupati negli ultimi mesi, osserviamo preoccupati che la lettura e visione delle notizie è un déjà vu, poi ci tranquillizziamo, rendendoci conto che si tratta di quello che abbiamo raccontato coi nostri video.

greenwash01Prima di cominciare una domanda importante: avete visto il video sull’inquinamento? No? Allora vi consiglio di guardarlo prima di questo, così molte cose saranno decisamente più chiare.
Vi è mai capitato di mostrare di essere diversi da quello che siete, per fare colpo o non indispettire qualcuno? Magari esponendo idee o comportamenti che poco hanno a che fare con la vostra personalità? É, in fondo, solo una piccola bugia, che, tuttavia, può causare problemi alle persone che vi circondano, le quali non sanno bene chi hanno davvero davanti.
In questo video parliamo di questo: di bugie, truffe, inganni, riferiti alle tragiche conseguenze dell’emergenza climatica e alle reazioni di chi è uno dei maggiori imputati per questa situazione: la produzione. Oggi parliamo di Green-washing!
Come spiega bene il video sugli stati più inquinati, la signora Maria da sola non può fare nulla. Servono decisioni politiche condivise e non solo dai partiti del nostro parlamento, ma dagli stati tutti, perché l’emergenza climatica è ovunque e se si tagliano foreste pluviali in Malesia per piantarci palme da olio, o pezzi enormi di foresta amazzonica per avere la soia con cui fare mangimi, beh le conseguenze sono globali e si risentiranno anche a Prato o in qualsiasi altro comune del mondo.

mmd3NOTA:Questo testo è stato scritto prima della cattura di Matteo Messina Denaro. Fa parte di una mini-serie in quattro puntate, ideata alcuni mesi prima del 16 gennaio 2023. Come tale dev’essere letta. Il video associato ha escluso alcune parti di questo testo, per ovvie ragioni di tempo (aumentato dalle considerazioni sulla cattura). Preferisco lasciare lo scritto originale e invitarvi a guardare il video di Nova Lectio, cliccando sull’immagine a fianco.
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Matteo Messina Denaro è un fantasma. Dal 1993 le sue tracce sono diventate sempre più deboli, fino a scomparire del tutto. E non è che non siano state messe in moto indagini e inchieste per capire dove si trovi.

matteo Abbandonato il tritolo e la lupara, la mafia si concentra sul business.
Con la maggior parte dei grandi capi in carcere duro, a guidare gli affari e ad essere considerato dai suoi picciotti il punto di riferimento più importante è Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993 e vera e propria primula rossa della mafia. Di questo vogliamo parlare: gli affari e “U siccu”. Occorre distinguere, perché ci sono affari e affari. In questo caso ci riferiamo agli affari legali, all’apertura di aziende, al controllo dei consigli di amministrazione di società quotate in borsa, all’acquisto di pacchetti di azioni, alla gestione di appalti importanti e così via. Come è facile immaginare, queste attività servono non solo a fare soldi puliti, ma anche a riciclare quelli derivati dagli altri affari, quelli, diciamo così, meno leciti.
Del resto che Matteo sia tagliato per questo lavoro lo riconosce anche Totò Riina, quando gli affibbia il nomignolo “l’affarista”. La strategia passa dallo stragismo al coinvolgimento del tessuto produttivo, fatto di imprenditori e commercianti, che non subiscono più la mafia … sono loro la mafia. Cresce una società con regole diverse, molto diverse da quelle classiche, regole fatte di solidarietà, sostegno, vicinanza. La mafia si fa impresa e “U siccu” costruisce un impero economico, che ha il suo “ombelico” nella provincia di Trapani. Antonino Giuffrè, ex capomafia pentito, lo dirà chiaramente: se volete sconfiggere la mafia è da là che dovete partire, là dove regna incontrastato Matteo Messina Denaro.

matteoParlare di Matteo Messina Denaro è piuttosto complicato. Non che sia problematico inserire, tra le tante storie di mafia, anche la sua, ma gli elementi di cui si dispone sono - come dire? - aleatori, impalpabili, come se si avesse a che fare con un fantasma, che aleggia in mille situazioni, mai ben definite. Il “si dice” è sempre presente, legato a congetture di chi lo cerca, al racconto di pentiti, i quali non si sa mai se sono affidabili oppure no, come dimostrano alcune vicende giudiziarie di cui parleremo. É una lunga storia, che ci induce a dividerla in parti: nella prima incontriamo il giovane Matteo, la sua amicizia con Giuseppe Graviano, il rapporto con Totò Riina, la strategia stragista, fino alla latitanza. É un intreccio, la sua vita, con gli avvenimenti di quel periodo, con le guerre interne, le riunioni segrete, la mafia di una provincia, Trapani, dove si trova Castelvetrano, il suo paese d’origine. Di Matteo, detto “U siccu”, sappiamo di sicuro solo due cose: la prima che scompare dalla scena nel 1993 e la seconda che non è mai stato catturato. Qui cerchiamo di capire qual è la situazione nella quale si muove, qual è l’ambiente, il clima all’interno dell’universo di Cosa Nostra fino ai primi anni ’90.

demauroC’è un giornalista a Palermo, che scrive per un giornale della sera, L’Ora. É un giornale di sinistra, molto vicino al Partito Comunista Italiano. Nell’estate del 1970, a capo della redazione sportiva, c’è un professionista bravo, molto bravo, ammirato da tutti, anche dai colleghi della concorrenza.
Viene rapito il 16 settembre e di lui non si saprà più nulla. Si chiama Mauro De Mauro.
Che c’entri lo sport? No, Mauro non capisce molto di attività sportive. É stato messo là solo per tirare su una redazione che fa acqua, rispetto al resto del quotidiano. Lui è un giornalista d’inchiesta, come ce ne sono pochissimi in quel periodo. Si occupa di tutto, di cronaca quotidiana, fa inchieste di costume come quella sul delitto d’onore, scrive della banda dei cappuccini, quattro frati che gestivano truffatori e assassini, segue le questioni politiche locali. E poi … siamo in Sicilia: ovviamente si occupa anche di mafia.
Sul suo rapimento è stata realizzata una infinità di trasmissioni, di filmati, di documentari, di libri, per cui non c’è niente di nuovo da raccontare, ma proviamo a farlo lo stesso con la massima chiarezza possibile. La RAI ha scomodato due pezzi da novanta sul tema: Carlo Lucarelli con “Blu notte” e Giovanni Minoli con “La storia siamo noi

Questa seconda parte della trasmissione sul Vajont è stata realizzata per gli amici di Nova Lectio. Il testo è esattamente quello della trasmissione radiofonica. Sono stati invece ridotti gli spazi musicali per non allungare troppo l'ascolto.
Questa seconda parte prende in esame quello che è successo dopo l’onda che ha distrutto Longarone e provocato quasi duemila morti. Ma, oltre ai morti, ci sono i vivi, quelli che sono riusciti a salvarsi, spesso per puro caso, o perché si trovavano altrove. A loro cos’è successo? Hanno avuto giustizia? Come si è comportato lo Stato nei loro confronti? C’è un libro fantastico che racconta tutto questo: è di Lucia Vastano. Di lei parlo in questa puntata e di tutte le porcherie che dal 1963 in poi i sopravvissuti hanno dovuto subire.