nixon01Oggi il nostro protagonista è un uomo che ha avuto una vita fatta di mille avventure e mille sventure, Richard Nixon, 37° presidente degli Stati Uniti d’America.
Ed è proprio là che ci trasferiamo, durante gli anni ’70, un periodo bello caldo per molti motivi.
Ora non è perché molti di noi credono che l’attuale presidente degli Stati Uniti starebbe meglio in un manicomio piuttosto che alla Casa Bianca, non solo per questo almeno, che mi è venuta voglia di analizzare uno dei momenti più drammatici della cosiddetta democrazia statunitense, perché quello che accade il 17 giugno 1972 non ha alcun paragone con nessun altro caso. In quella data viene scoperto lo scandalo Watergate!
Uno dice: perché mai? Sai quanti scandali sono successi e anche molto gravi. Del resto nell’articolo su Allen Dulles non ne sono certo mancati. É tutto vero, però lo scandalo Watergate è l’unico nella storia degli USA ad aver avuto come conseguenza le dimissioni di un presidente eletto.

Carissimi amici questa volta, cominciamo così:

colombo01Questo è un pezzettino del film “Non ci resta che piangere” con Benigni e Troisi, un capolavoro di comicità. I due eroi vogliono bloccare Cristoforo Colombo che sta per partire per la sua avventura da Palos nel 1492. Arriverà in una terra sconosciuta il 12 ottobre, convinto di alcune cose per lui molto importanti. La prima di aver raggiungo il Catai, così fantastico e ricco come Marco Polo l’aveva descritto. La seconda che sarebbe diventato ricco e potente, appena al di sotto dei suoi sponsor, i re Cattolici di Spagna, in particolare la crudele e assassina Isabella. Ma questo è già un altro discorso.
Dico subito che a me Cristoforo Colombo non è per niente simpatico. Avendo letto i suoi diari, mi sono formato l’immagine di un uomo avido, bugiardo, che ha sfruttato tutto quello che poteva per regalare a se stesso e a suo figlio un futuro bellissimo.
Ma anche questo è un altro discorso.
E allora, di cosa parliamo? Come sapete io sono un fisico e sono particolarmente interessato alle scoperte scientifiche, ai cambiamenti che grandi menti hanno portato alla conoscenza dell’umanità. Questo vale non solo per l’oggi, ma anche per l’antichità. Allora i “filosofi” (il termine scienziato salta fuori parecchio più tardi) avevano ben pochi strumenti a disposizione e, se tornassero in vita oggi, potrebbero dire “C’è poco da vantarsi: con quei telescopi e quei computer sono capaci tutti!

mayak00Oggi parliamo di schifezze, ma di schifezze belle grosse.
Siamo nella grande Russia, ma questa volta in un posto curioso, che per molto tempo non è stato su nessuna carta geografica, tranne quella di chi poteva gestire il potere in quella nazione. Si trova negli Urali meridionali, la catena montuosa che segna il confine tra la Russia europea e quella asiatica. Si tratta di Mayak.
Come abbiamo visto nell’articolo su Stanislav Petrov, ci sono siti che sono stati battezzati non con nomi veri e propri, ma con i loro codici postali, così la città più vicina, Ozërsk, era conosciuta come Celjabinsk-40 e più tardi come Celjabinsk-65.
Si tratta di città molto particolari, chiamate “città chiuse”, per via delle restrizioni imposte alla residenza. Insomma, solo un certo tipo di cittadini poteva abitare in quei posti. E allora, c’è da chiedersi perché e la risposta è semplice. Là abitavano solo i dipendenti di un enorme centro di produzione, situato a Mayak. La domanda si sposta: cosa diavolo ci facevano là perché tutto fosse tenuto nel segreto più profondo? É proprio di questo che ci occupiamo qui.

petrov01Cosa succede quando vivi in un regime talmente convinto di essere nel giusto che ogni piccola deviazione è considerata un tradimento? E cosa succede quando le decisioni importanti per la sopravvivenza di una nazione sono affidate a sistemi automatici, che hanno la fiducia incondizionata dei loro operatori? Cosa succede se quelle macchine perfette un giorno commettono un errore? E se da quell’errore dipende la sopravvivenza di milioni di persone?
Questi sono i temi che la storia di oggi cerca di affrontare. Lo fa ripercorrendo la vita di una sola persona, un militare sovietico, fino a qualche tempo fa del tutto sconosciuto, ma diventato poi un mito, per un’azione compiuta molti anni prima, nel 1983. Quel militare si chiamava Stanislav Evgráfovič Petróv. É morto a 77 anni il 19 maggio 2017. Cominciamo dunque dall’inizio.

All’inizio …

dulles01Cari amici, oggi voglio raccontarvi la storia di un personaggio poco conosciuto e, di supporto, di suo fratello. Tuttavia, nonostante la maggior parte della gente non sappia neanche lontanamente chi sia, è stato l’artefice di una quantità enorme di eventi che hanno sconvolto non solo il suo paese, ma l’intera comunità mondiale.
Il protagonista di questo racconto si chiama Allen Welsh Dulles, statunitense dello stato di New York. É stato un agente segreto, ma poi diventa direttore del covo di spie più conosciuto al mondo, la CIA, la Central Intelligence Agency, che abbiamo conosciuto soprattutto nei film americani, mentre combatte (quasi sempre) per il bene dell’umanità, contro tutti i nemici della democrazia, di volta in volta, comunisti, anarchici, islamici o semplicemente farabutti che vogliono conquistare o far esplodere il mondo. Ecco, quei film in cui la CIA è (quasi sempre) l’elemento buono della storia, avrà qui una smentita clamorosa.

Introduzione

che01Ci occupiamo di un personaggio che è diventato, forse suo malgrado, un eroe popolare, un vero mito, una icona di un certo modo di intendere la politica e la lotta per i diritti e la giustizia. Che questo sia avvenuto al di là dei suoi meriti è un dibattito aperto e, come sempre quando c’è di mezzo lo schierarsi politicamente, ci sono quelli che lo incensano come un santo e i detrattori che ne fanno un diavolo maledetto.
Qui cerchiamo di raccontare la storia dell’uomo, i suoi pregi e i suoi difetti, sempre attenendosi a quanto accaduto, che, come sempre dico, non può essere modificato da nessuno. Ma l’uomo è chiuso all’interno di un personaggio politico che tutti conoscono: qui vorrei raccontare la storia di Ernesto Guevara della Serna, per tutti, semplicemente “el Che”.
Se entrate in un negozio di magliette estive, vedrete che difficilmente ne manca una con sopra l’effige di un uomo adulto, di bell’aspetto, barba e sguardo fiero. In testa ha un basco con disegnata una stella gialla. Quell’uomo è Ernesto Guevara, ma nessuno lo chiama così da molto tempo. Per tutti è semplicemente el Che.

argo01Ci sono fatti che solo apparentemente sembrano non avere niente a che fare tra loro. Per l’appunto, solo apparentemente. É il caso di quelli narrati in questo articolo. Partiremo da Marghera, poi ci trasferiremo in Friuli andando indietro di un anno e poi a Roma dove incontreremo i nostri politici indaffarati a capirci qualcosa nell’ambiguità dei rapporti con Israele e i movimenti più o meno radicali palestinesi.
Vedremo, ma solo alla fine, che un filo conduttore queste vicende ce l’hanno o, quanto meno, potrebbero averlo, perché, ancora una volta, il mistero è piuttosto fitto.

Argo 16

La prima storia che voglio raccontarvi è un’altra questione misteriosa, una di quelle in cui ci sono morti, pochi per fortune, anche se potevano essere molti, molti di più e, ancora una volta ci sono indagini poco affidabili e processi che non portano a nessuna verità. Del resto, credo che chi mi segue sia abituato a sentirsi raccontare casi di questo tipo e comunque fa parte della storia del nostro paese il fatto che avvenimenti di enorme portata sono ancora avvolti nella nebbia del dubbio e del mistero.

Introduzione

com01Oggi mi piacerebbe fare alcune riflessioni su una corrente di filosofia e di pensiero, oltre che di azione, che ha coinvolto dalla metà dell’ottocento in poi larga parte della popolazione mondiale, il comunismo. Quello che mi piacerebbe offrire è la storia del movimento comunista, così come si è sviluppato dalle idee di Marx ed Engels a metà del 19° secolo e seguirne le evoluzioni. Oggi i paesi a governo comunista si contano sulle dita di una mano (letteralmente!), anche se, almeno in un caso si tratta di una nazione dalla potenza impressionante come la Cina.
Credo che tra gli ascoltatori ci sia chi ha partecipato alle azioni del partito comunista italiano. Di questo parlerò tuttavia poco, avendo dedicato, a suo tempo, un’intera puntata ad Enrico Berlinguer. E a quella rimando per chi fosse interessato (LINK).
Un solo chiarimento prima di cominciare. Non c’è, qui, nessuna intenzione di inneggiare al comunismo o, al contrario, di denigrarne i fondamenti. Cerco di essere semplicemente fedele narratore di quanto è successo, perché, come dico sempre, la storia è storia e non si può modificarla a piacimento. Fissati dunque i paletti e supponendo che siate convinti della mia onestà intellettuale, possiamo cominciare.

kkk01Premessa

Su questo testo il canale Youtube Nova Lectio ha realizzato un bellissimo video che trovate qui: VAI AL VIDEO

Introduzione

Oggi parliamo di razzismo, ma non citando Vannacci e i suoi sproloqui, ma andando alle origini di questo fenomeno, affrontando il tema da un punto di vista storico, anche se non generale, perché parleremo di cosa è stato e di cosa è oggi il Ku Klux Klan, l’associazione statunitense che incarna le idee di molti americani, che vedono minacciata dalla società multietnica quello che siamo abituati a definire suprematismo bianco, vale a dire la convinzione che la razza bianca abbia qualche marcia in più rispetto alle altre.
Che poi, il razzismo degli statunitensi, nell’arco dei secoli, non ha guardato in faccia nessuno, neanche i bianchi, perché comunisti, anarchici, ma anche solo italiani o ebrei, hanno avuto le loro disavventure, a volte drammatiche, molto drammatiche.
Ma torniamo al Ku Klux Klan. Quando e dove nasce? Ma soprattutto perché nasce? Infatti limitarsi a parlare dei cavalieri coperti dai bianchi lenzuoli come di sempliciotti razzisti è un errore imperdonabile. La storia ci insegna che qualcosa di molto più profondo ha messo in moto questa macchina. Che cosa? Ascoltiamo una canzone e poi ne parliamo.

Introduzione

E così eccoci arrivati al 2025.
giub01Oggi ci dedichiamo ad uno dei motivi che fanno dell’anno appena iniziato una data importante. A Natale scorso, in effetti, si è aperto il Giubileo o l’Anno Santo se preferite usare un altro modo di indicare questa ricorrenza così importante per la Chiesa cattolica. Vedremo poi che i due termini non sono affatto la stessa cosa, anche se è prassi comune farli coincidere. Ora, chi mi segue sa perfettamente che il mio spirito liturgico è davvero poca cosa, mentre sono molto più interessato a scoprire le radici storiche degli avvenimenti. L’ho fatto nella scorsa puntata natalizia sul significato del Natale, le sue origini, i suoi riti, i legami con le culture pagane, il modo di presentarlo dei vangeli, in particolare quello di Matteo. Ho cercato di far capire come le tradizioni che usiamo per festeggiare quella che è ritenuta la più importante ricorrenza del calendario ecclesiastico soprattutto cattolico, non abbia alcun legame con la nascita di Gesù, ammesso che sia avvenuta, ma non sappiamo quando, sicuramente non nell’anno uno, come le nostre date continuano ad indicare.

Introduzione

nat01Oggi voglio parlarvi di qualcosa che tutti credono di conoscere, anche se poi questa conoscenza è frutto spesso di tradizioni, di manipolazione dei testi, di falsità, insomma è poco storica, se capite quello che voglio dire. Il tema è il Natale, la festa del 25 dicembre, dedicata ad un episodio dubbio, avvenuto in Palestina molti secoli fa e di cui la Chiesa si è impossessata, rendendola probabilmente la festività più importante dell’anno liturgico.
Ora non vorrei essere troppo drastico. É sicuramente un rito fantastico, che riunisce le famiglie, quando ci si scambiano i doni e si mangia il panettone con lo spumante. Tutto bellissimo, ma questo non è quello che mi interessa condividere con voi. Vorrei cercare di capire, grazie alle fonti storiche che abbiamo oggi, cosa è stato davvero il Natale, perché si festeggia il 25 dicembre, a cosa sono dovute le narrazioni collaterali, come la venuta dei tre re magi, che oggi sappiamo non erano tre e neppure re. Dico subito che non sempre si riesce a risalire a fonti attendibili o addirittura certe dei fatti, che ci sono molte stranezze, relative alle date e agli avvenimenti in quel pezzetto di Medio Oriente, di 2 millenni fa, anno più anno meno.

anarch É il 23 agosto 1977, a Boston il governatore dello stato del Massachusetts, Michael Dukakis pronuncia queste parole: “Io dichiaro che ogni stigma ed ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Il processo e l’esecuzione di Sacco e Vanzetti devono ricordarci sempre che tutti i cittadini dovrebbero stare in guardia contro i propri pregiudizi e l’intolleranza verso le idee non ortodosse, con l’impegno di difendere sempre i diritti delle persone che consideriamo straniere per il rispetto dell’uomo e della verità”.
Cinquant’anni prima, il 23 agosto 1927, a Charlestown, la sedia elettrica toglie la vita a Ferdinando Nicola Sacco, 36 anni, e a Bartolomeo Vanzetti, 39 anni, dopo che un tribunale ha decretato la loro condanna a morte. Perché? Quali tremendi reati hanno commesso? Che ci fanno quei due negli Stati Uniti d’America, il paese della giustizia e della libertà. Già … giustizia e libertà … i due italiani, uno pugliese di Torremaggiore, l’altro piemontese di Villafalletto, queste parole le conoscono bene, sono anarchici e quindi … avete visto il video sull’anarchismo?

p201La fonte che oggi utilizzo è un libro molto bello, che consiglio vivamente. É scritto da Sandra Bonsanti, già deputata del partito repubblicano negli anni della caduta della prima repubblica. Il titolo è “Il gioco grande del potere”, edito da Chiarelettere nel 2013. Di questo libro cercherò di riassumere alcuni capitoli, i quali, secondo me, rappresentano bene il tema di questa puntata.
Oggi parliamo, infatti, del potere, quello vero, non quello che esce dalle urne di una elezione. Spesso (non sempre si intende) i politici sono solo uomini devoti ad una causa o a qualche capo o a qualche associazione che preme su di loro perché si comportino in un certo modo. Succede, ad esempio, negli Stati Uniti, dove concorrere alle elezioni è molto costoso e, se non sei un miliardario, devi avere alle spalle una serie di sostenitori che finanzino la tua impresa. Il risultato è la nascita dei lobbisti, termine che noi diciamo con un certo disprezzo, ma che, oltre oceano, viene utilizzato in senso neutro, senza dare ad esso alcun peso negativo. La maggior parte dei senatori e dei deputati statunitensi sono lobbisti e quindi gestiscono il potere per conto terzi.

anarch É il 1896: a S. Giovanni, frazione del paesino savonese di Stella nasce Alessandro Giuseppe Antonio Pertini, per tutti, semplicemente Sandro. Nasce in una famiglia che non ha problemi economici. Suo padre è un piccolo possidente terriero. Di 13 fratelli, sopravvivono all’età adulta in cinque. L’unica femmina, Marion, è destinataria di numerose lettere raccolte in “Mia cara Marion”, libro che racconta gli anni più duri della vita di Sandro.
Ripercorrere la storia di Sandro Pertini significa rivivere la storia d’Italia del Novecento fino agli albori della caduta della prima repubblica, un periodo lungo, ricco di eventi che hanno stravolto il mondo, a molti dei quali lui ha partecipato da protagonista.

anarchQuesto è il testo della puntata che ho realizzato in radio e che contiene, come parte, quello usato per il video di Nova Lectio.

Introduzione


Carissimi amici di NSSI, benvenuti a questa puntata della trasmissione, l’ultima prima della sosta estiva. Credo sia abbastanza chiaro quale sia il tema di oggi. La canzone introduttiva è uno dei canti più famosi dell’anarchismo e ricorda l’espulsione di un gruppo di anarchici dalla Svizzera. Tra questi c’era l’autore del testo che abbiamo appena ascoltato, Pietro Gori. Si era rifugiato in Svizzera perché accusato di complicità nell’omicidio del presidente francese Sadi Carnot nel 1894, ad opera di un altro anarchico, amico di Gori, Sante Caserio.
Da questa introduzione può sembrare che gli anarchici siano tutti bombaroli, per usare un’espressione cara a Fabrizio De Andrè, anche lui anarchico. Questa puntata vuol dimostrare che le cose sono enormemente più complesse e che parlare per sentito dire fa, sempre, fare brutte figure.
Avviso subito che la puntata è bella tosta, piena di riferimenti storici, spesso poco conosciuti dal grande pubblico.

pannellaParlare di Marco Pannella è complicatissimo, non perché il personaggio sia sfuggente o altro, ma per la semplice ragione che non c’è azione politica del dopoguerra in cui non abbia messo piede. Se poi ci riferiamo ai diritti civili questa considerazione va elevata alla ennesima potenza.
Tanto per chiarire: dopo la sua morte, è stato chiesto a molti suoi contemporanei importanti, politici, giornalisti, intellettuali, di definirlo. Non ci sono due definizioni uguali, ciascuno ha privilegiato un suo aspetto, positivo o negativo che fosse, perché Pannella è così: il bene e il male, la luce e l’ombra. Ma resta una figura centrale, anzi centralissima, della politica italiana. Diverso da tutti gli altri, una figura leggendaria per la sua unicità rispetto a quanti lo hanno circondato con affetto o lo hanno respinto con sdegno. Un alieno per metodi non convenzionali, spesso inventati perché ancora non esistenti.

magliana

Introduzione

Oggi ci occupiamo di avvenimenti, molti avvenimenti, che hanno coinvolto un sacco di gente durante gli anni della prima repubblica, diciamo dalla metà degli anni 70 fino a …
In realtà alcuni dei personaggi di cui parliamo sono ancora oggi citati nella cronaca, nella cronaca nera, quindi una data di scadenza proprio non esiste. E tuttavia le vicende che maggiormente ci interessano fanno parte di quel grandissimo casino degli anni che finiscono verso la fine del secolo scorso.
Di cosa parliamo? E quali sono i personaggi di cui ho detto? Oggi vi racconto la storia di un gran numero di delinquenti. Questa volta però non è solo un modo di dire, come quando, per fare un esempio, parliamo di qualche politico birichino. Anche se qualcuno di loro entra nel nostro racconto. Si tratta di delinquenti veri, di banditi, tra i più crudeli ed efferati che gli anni dal 1975 in poi abbiano conosciuto. Oggi voglio raccontarvi le vicende legate ad una banda criminale romana, nata in un quartiere degradato, la Magliana. L’argomento di oggi è la banda della Magliana.

pepeÉ un contadino di 89 anni, vive nella sua piccola fattoria al Cerro, nella periferia di Montevideo. Coltiva fiori, soprattutto crisantemi, che vende al mercato o alle fiorerie della zona. Non si separa mai da Lucìa, sua moglie e da Amelia, la sua cagnetta che ha perso una zampa. É stato per cinque anni presidente dell’Uruguay e, prima, guerrigliero e rinchiuso in carcere per 15 anni, 11 dei quali passati in condizioni disumane. É un uomo saggio, pieno di esperienze, ma anche di sogni, un uomo che, nonostante l’età, non teme di parlare di futuro e di utopia.
É Josè Alberto Mujica Cordano, per tutti semplicemente Pepe Mujica. Questa è la sua storia.
La sua salute, in queste ultime settimane è peggiorata, ma quando scrivo questo pezzo è vivo e vegeto e io spero rimanga tale ancora a lungo.

Il giovane Lorenzo

donm01Lorenzo apre gli occhi al mondo il 27 maggio 1923. Capita in una famiglia borghese, che non ha problemi finanziari, possedendo addirittura un feudo a Montespertoli, ma soprattutto in una famiglia di elevata cultura. Il bisnonno è un filologo importante, il nonno è direttore del museo archeologico fiorentino, il padre è chimico, la madre, triestina ed ebrea, ha imparato l’inglese nientemeno che da James Joyce. Lorenzo è il secondo di tre fratelli e in quell’ambiente cresce, acquisendo una cultura vasta e importante. Già da giovanotto parla sei lingue, compresi latino ed ebraico. Eppure, non è uno studente modello e deve soffrire anche qualche bocciatura. Ad ogni modo, si diploma al liceo classico.
Nel 1930 la famiglia si trasferisce a Milano, dove, per l’aria che tira contro gli ebrei, i genitori si sposano in chiesa e battezzano i figli. Lorenzo decide di non iscriversi all’Università, ha altre cose in mente: vuole diventare pittore. Così si iscrive a Brera, ma, soprattutto, frequenta lo studio di un artista tedesco, Hans-Joachim Staude dal quale impara un sacco di cose al di là delle tecniche pittoriche, una filosofia che curi i particolari essenziali e punti all’essenziale. Un insegnamento che l’accompagnerà tutta la vita.

dolciDanilo Dolci è stato un uomo straordinario. I siciliani, specie quelli della provincia di Palermo, lo conoscono bene. Ci sono vie e scuole intitolate a lui. Per la maggior parte degli altri è un nome che non dice molto, eppure la sua opera ha provocato in quelle terre una vera e propria rivoluzione. Parlarne oggi, a cento anni dalla sua nascita, è quindi quantomeno doveroso. Danilo nasce il 28 giugno 1924 in mezzo alle doline del Carso, in Friuli, da dove si sposta, per il lavoro del padre, in Lombardia. Antifascista, viene arrestato dai repubblichini, ma riesce a fuggire e a rifugiarsi presso dei pastori in un piccolo borgo dell’appennino abruzzese. É il suo approccio con un altro mondo, un altro modo di essere, una società che la povertà sa benissimo cosa sia. Ma, la sera, con quella gente, in osteria, si trova a parlare di poesia. Dopo la guerra, studia architettura, prima a Roma, poi a Milano. Per racimolare un po’ di soldi insegna in un corso serale e ha tra i suoi allievi Franco Alasia, che sarà sempre al suo fianco in mille battaglie. Partecipa a concorsi di poesia, finendo per gareggiare con nomi come Pasolini, Turoldo, Zanzotto e non è l’ultimo tra i poeti conosciuti.

berliChe i politici non siano proprio il trionfo della simpatia per il popolo è cosa risaputa. Parlarne è sempre un tantino complicato. In questo caso la storia di un uomo, importante, decisivo per milioni di persone, addirittura, in alcuni casi, per le sorti di una nazione, si intreccia con quella della nostra Repubblica. E lo fa in un periodo straordinariamente ricco di eventi, belli e brutti, ma soprattutto brutti, che hanno segnato i 40 anni dalla fine della seconda guerra mondiale al 1984. L’uomo al quale è dedicato questo video è Enrico Berlinguer, sassarese, del 1922, famiglia di antica nobiltà sarda, decisamente antifascista durante il ventennio, con il padre avvocato, socialista.
Muore da “eroe comunista”, subendo un ictus sul palco di Padova, durante un comizio elettorale nel 1984. Più di un milione di persone parteciperanno ai suoi funerali a Roma. L’effetto della sua scomparsa porterà, per la prima e unica volta, il suo partito ad essere il primo in Italia, anche se per una manciata di voti.

assangeOggi dedico questo spazio ad un uomo incarcerato in un carcere di massima sicurezza dal governo britannico, il carcere Belmarsh, non a caso chiamato la Guantanamo d’Inghilterra e il riferimento è a come era il carcere americano, non come è adesso che è stato rimodernato. Ci sono 900 detenuti, tra i più pericolosi, 100 condannati all’ergastolo. Chi vi hanno rinchiuso? Un leader talebano? Un terrorista di Hamas? Un mormone impazzito? Niente di tutto questo. Si tratta di un giornalista, un giornalista famoso, che ha rappresentato con la sua opera e rappresenta tuttora una delle poche voci libere dell’Occidente.

monnezzaPorto fuori la spazzatura”. Quante volte l’abbiamo detto: “fuori” è davanti a casa, in attesa del camion della raccolta differenziata o l’isola ecologica di condominio. Oggi parliamo di un altro “fuori”, di quei rifiuti che finiscono in un’altra nazione o addirittura in un altro continente. E qui le cose cambiano drasticamente.
La società dei consumi, quella in cui viviamo, è fondata sui rifiuti. Senza di essi non esisterebbe.
La rivoluzione industriale del ‘700 ci ha regalato un sistema di produzione “lineare”. Si estraggono materie prime: quelle che servono per realizzare le merci, e quelle che servono per produrre l’energia necessaria alla loro lavorazione. Facendolo, si produce inquinamento e, spesso, devastazione dei territori.

videlaQuando in Argentina si parla del “golpe”, nessuno ha dubbi che ci si riferisca, tra i tanti avvenuti, a quello che tra il 1976 e il 1983 ha visto al potere una giunta militare.
I numeri sono importanti e dicono molto, ma non tutto, di questo periodo. Ci sono decine di migliaia di morti ma un numero molto minore di cadaveri, migliaia di prigionieri, cittadini fucilati per strada, un milione di esiliati. Questo orribile conteggio, che ancora oggi non ha spento il suo eco, va, in qualche modo, spiegato, perché la dittatura è stata, anche, un atto politico, una presa di potere per la quale occorre porsi alcune domande. Perché è avvenuta? Chi l’ha resa possibile e chi l’ha sostenuta? Quali novità ha portato nella vita sociale, associativa, economica del paese? E poi: perché e come è finita?

def3Eccoci arrivati all’ultima puntata sulla deforestazione in questa miniserie. Nella prima abbiamo cercato di capire quanto gli incendi, quasi sempre prodotti dall’uomo, incidano sulla deforestazione. Nella seconda invece ci siamo occupati di studiare il fenomeno del cosiddetto illegal logging, vale a dire il commercio illegale di legname, soprattutto quello di pregio, il teak e il palissandro, in varie regioni del mondo. Abbiamo visto che questa pratica truffaldina, sempre coperta da controllori e quasi sempre dalle amministrazioni pubbliche, è diffusa in ogni parte del globo, dalle regioni africane a quelle asiatiche, e anche in Europa, segnatamente nei Carpazi, in Romania.
Oggi il discorso si allarga, perché vogliamo studiare il fenomeno più diffuso di tutti legato alla deforestazione. Ci chiediamo infatti cosa succede alle zone boschive devastate dalle ruspe e dalle motoseghe. A cosa servono i terreni liberati dagli alberi?

legnoCari amici eccoci alla seconda puntata sulla deforestazione. Questa volta parleremo di un argomento davvero poco diffuso, perché siamo abituati a pensare che le cause di questo disastro ambientale siano sostanzialmente due: gli incendi di cui abbiamo parlato l’ultima volta e la creazione di zone verdi adatte al pascolo alla coltivazione, di cui parleremo nella prossima e ultima puntata.
C’è un altro motivo per cui gli alberi vengono tagliati e questo è direttamente legato al tipo di legno con cui sono fatti. Se ci pensate, quante cose fatte in legno avete in casa vostra? Possiamo cominciare dai pavimenti per passare a molti mobili, soprattutto se questi hanno qualche decina d’anni alle spalle da quando sono stati costruiti. E poi librerie, tavoli, sedie e chi più ne ha ….

incendiVoglio affrontare nelle prossime tre puntate un argomento che credo sia importante e vorrei proporvelo sotto vari punti di vista. Si tratta della deforestazione, che è responsabile di una larga fetta del cambiamento del clima, un’opera criminosa che è cominciata molti decenni fa senza smettere mai.
Prima però vorrei sottolineare un concetto che penso debba essere chiarito.
Le dichiarazioni dei potenti (lo faranno anche a Dubai non c’è dubbio) parlano da molto tempo di “ridurre” la deforestazione. In questo verbo, “ridurre”, c’è tutta la truffa della situazione. Cosa significa, infatti “ridurre”? Significa tagliare meno alberi, vale a dire che invece di eliminarne mille al giorno, ne elimineremo 750. Qual è il risultato? La deforestazione diminuisce? Per niente. Aumenta ancora, anche se ad un ritmo più lento. Altre foreste vengono distrutte, il contenuto di gas serra nell’atmosfera cresce ancora, così come la temperatura media del pianeta, con tutte le conseguenze che ben conosciamo … ma il solito idiota che si informa su Tik Tok sarà felice e contento di aver sentito che la deforestazione viene ridotta.
A chi conviene che le foreste diminuiscano, che si facciano grandi spazi liberi in Amazzonia, in Congo o nel Borneo? E perché?

legname8 miliardi! É il numero di persone che tra poco popoleranno questo nostro pianeta. 8 miliardi che hanno bisogno di cibo, che vogliono carburanti per le loro automobili, vestiti da indossare, legname per le costruzioni, vogliono avere a disposizione caffè, cacao, pellami, olio, bistecche. La società dei consumi vuole costruire sempre più abitazioni, strade, parcheggi e ipermercati. Per tutto questo serve spazio, terreno, spesso terreno fertile, ne serve sempre di più, e non si sa dove trovarlo. E allora? Allora si elimina una parte delle foreste, che non servono, così come sono, a fare denaro.

majoranaEttore Majorana è scomparso verso la fine di marzo del 1938.
Già … “scomparso”!
É questo l’aggettivo chiave di questa nostra storia. “Scomparso” in questo caso non sappiamo neanche cosa voglia dire: scomparso perché morto o scomparso perché nascosto da qualche parte? E quali motivi avrebbe avuto per nascondersi? E chi lo avrebbe voluto morto? O è lui stesso ad essersi procurato la morte?
Non ci sono, neanche in questo video, risposte a queste domande. Semplicemente: non lo sappiamo noi, come non lo sa nessun altro. In moltissimi, scienziati di chiara fama, storici, scrittori, registi cinematografici, perfino fumettisti, hanno detto la loro. Le ipotesi avanzate sono molte e una diversa dall’altra. Non si riesce neppure a stabilire quale sia il giorno esatto di questa scomparsa: il 25 quando esce dal suo albergo a Napoli? Il 26 quando scrive l’ultimo messaggio? O uno o due giorni dopo, come qualche storico sostiene? É una storia piena zeppa di misteri. Che fine abbia fatto Ettore Majorana non si sa. Le molte fonti utilizzate per questo video sono spesso in disaccordo, alcune sono datate, altre molto recenti. Tutte fanno affidamento su due elementi: i racconti di chi l’ha conosciuto, i colleghi e i parenti, e le sue lettere, molte lettere.

 

pasoliniIl due novembre è il giorno dei morti.
2 novembre 1975, ore 6,30: la signora Maria Teresa Lollobrigida arriva da Roma all’Idroscalo di Ostia. É un quartiere periferico, povero, dove il Tevere si butta in mare. Si avvia verso la sua casa, ai margini di un piazzale in terra battuta, quando vede per terra un “mucchio di stracci”. Si avvicina per buttarli, ma si trova davanti ad un corpo umano, un cadavere, il cadavere di Pier Paolo Pasolini.
2 novembre ore 6,30: il giornale radio dà la notizia: “Hanno ammazzato il poeta Pasolini”. Una velocità impressionante. Nessuno, tranne Maria Teresa, sa ancora niente, anche se di cose ne sono già successe un bel po’.
Prima di continuare, un avviso importante a chi guarda questo video. Non fidatevi di quello che sentirete. Non perché vi si voglia imbrogliare, ma perché ci sono molte notizie date per vere, che diventeranno false, in una catena di conferme e smentite che, forse, avrà soluzione solo alla fine.

videlaQuando in Argentina si parla del “golpe”, nessuno ha dubbi che ci si riferisca, tra i tanti avvenuti, a quello che tra il 1976 e il 1983 ha visto al potere una giunta militare.
I numeri sono importanti e dicono molto, ma non tutto, di questo periodo. Ci sono decine di migliaia di morti ma un numero molto minore di cadaveri, migliaia di prigionieri, cittadini fucilati per strada, un milione di esiliati. Questo orribile conteggio, che ancora oggi non ha spento il suo eco, va, in qualche modo, spiegato, perché la dittatura è stata, anche, un atto politico, una presa di potere per la quale occorre porsi alcune domande. Perché è avvenuta? Chi l’ha resa possibile e chi l’ha sostenuta? Quali novità ha portato nella vita sociale, associativa, economica del paese? E poi: perché e come è finita?