Nova Lectio

Miei testi dei video già pubblicati sul canale Youtube Nova Lectio di Simone Guida.
Da notare che questi sono i testi prima dell'elaborazione del canale, quindi possono essere non coincidenti con quanto espresso nel video.

vajont01Ci sono disastri e disastri. Ci sono quelli naturali, a volte imprevedibili e quelli provocati dall’uomo.
Tra questi rientra anche una delle più gravi tragedie italiane del Novecento, avvenuta in una valle veneta, quella del Piave, il fiume sacro alla Patria.
É mercoledì 9 ottobre 1963, un mercoledì di coppa dei campioni con i bar di Longarone pieni di tifosi che seguono la partita tra i Rangers di Glasgow e la fantastica squadra del Real Madrid di Puskas e Di Stefano. La partita finisce 6 a 0, ma nessuno di quegli avventori conoscerà il risultato finale. All’inizio del secondo tempo la luce se ne va, pochi minuti dopo se ne vanno anche le loro vite.
Cosa succede? Cos’è quel rumore che sembra quello di un temporale amplificato cento volte? Cos’è quella polvere che arriva? Da dove viene? Da quella valle che si inerpica in Friuli … oddio! La diga … la diga del Vajont!

peppino2É sempre così. Quando un evento è talmente dominante da diventare un caso mondiale, tutti gli altri spariscono, anche se sono, a loro volta, importanti. Succede il 9 maggio 1978. Quella mattina, due cadaveri vengono rinvenuti. Uno a Roma, rannicchiato dentro il bagagliaio di una Renault 4, l’altro lungo la ferrovia che costeggia Cinisi, un paesino della Sicilia in provincia di Palermo, saltato in aria con del tritolo. Il primo corpo, come tutti sanno, è di Aldo Moro. Il secondo è di un ragazzo di trent’anni: si chiama Giuseppe Impastato, per tutti semplicemente Peppino.
Torniamo indietro al settembre del 1977. A Cinisi c’è un funerale. Un importante luogotenente dei capi mafiosi del paese è stato ammazzato, travolto da un’automobile. Non si sa, e non si saprà mai, se si sia trattato di un incidente o di una esecuzione, ma non è questo il punto.

videoAlcamo è un paese a metà strada tra Trapani e Palermo, località balneare grazie ad una bella spiaggia sabbiosa sul golfo di Castellamare. Nella caserma dei Carabinieri, la Alkamar, quella notte stanno dormendo due militari, l’appuntato Salvatore Falcetta di Castelvetrano (TP) e un ragazzo di 19 anni, il carabiniere Carmine Apuzzo, di Castellamare di Stabia (NA). É una notte di temporale con tuoni e molta pioggia. Verso le 7 della mattina del 27 gennaio 1976, la scorta di Giorgio Almirante, che passa di là, si accorge che qualcosa non va nella caserma. Il portoncino è stato scassinato, usando la fiamma ossidrica. I carabinieri di Alcamo, chiamati immediatamente, entrano e si trovano di fronte ad una scena raccapricciante. Carmine è steso nella sua branda crivellato di colpi: non si è neppure accorto di quello che stava accadendo. Salvatore invece i rumori li sente, cerca di prendere la sua pistola, ma non fa in tempo: viene assassinato come il suo collega. Dalla caserma sono sparite pistole, divise e altri oggetti.