Peppino ImpastatoSiamo alla vigilia di una data importante, quella del 9 maggio. É il giorno del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, ucciso (forse) dalle Brigate Rosse. Tutti lo sanno e se ne ricordano.
Sfugge però alla memoria che quella notte, tra l’8 e il 9 maggio, viene ritrovato un altro cadavere, meno conosciuto, anche meno ricordato, il cadavere di un ragazzo di trent’anni, uno dei tanti cadaveri sparsi dalla mafia nel nostro paese. É Giuseppe Impastato, per tutti Peppino, proprietario, redattore e anima di Radio AUT, che a Cinisi invita la popolazione a capire cosa sta succedendo.
L’anno prima era morto suo padre, uno dei luogotenenti del boss mafioso della città. Ed è straordinario il solo pensare che, uscendo da una simile famiglia, quel ragazzo si sarebbe iscritto a Democrazia Proletaria, e avrebbe inondato di parole e di prove l’ambiente mafioso di Cinisi.
Il boss è Gaetano Badalamenti, detto Tano, uno di quelli che ha contato davvero nella storia della malavita siciliana e poi statunitense, paese dove ha finito la sua vita in un carcere del Massachusetts nel 2004.
Il 9 maggio avremmo dovuto proporre alla radio (Radio Cooperativa Padova) un lavoro che alcuni studenti vicentini di 16-18 anni stanno preparando. Una lettura di alcune trasmissioni di Radio AUT, un lavoro di ricerca fatto con attenzione, rispetto e passione, che è straordinaria in ragazzi e ragazze che sono nati in un millennio diverso da quello dei fatti di cui parlano. Il lavoro di gruppo è continuato, ma l’emergenza COVID ci ha costretto a rimandare il progetto. Non vediamo l’ora di poterlo mettere a punto per offrirlo ai nostri ascoltatori, perché essere contro la mafia NON è una giornata, cui si pensa una volta l’anno. Si è contro la mafia sempre!Funerali di Peppino
La vicenda di Peppino è resa ancora più clamorosa dal fatto che le indagini hanno subito bollato quel cadavere come uno di quei terroristi dell’extrasinistra, che voleva far saltare i binari vicino ai quali è stato trovato. All’epoca l’appartenere ad un gruppo extraparlamentare significava venire schedato in quel modo: un terrorista.
In effetti, se proprio vogliamo trovare una giustificazione a questa interpretazione, un po’ di terrore Peppino lo aveva sparso a Cinisi. Altrimenti non sarebbe stato ammazzato dai sicari di quel Tano Badalamenti, condannato, per questo reato, solo più di vent’anni più tardi.
Per conoscere meglio la storia di Peppino Impastato, segnalo il blog sulle mafie, organizzato da Attilio Bolzoni su Repubblica.it. Una lettura interessante, molto vasta e attenta: lo trovate qui
Aspettiamo con ansia la fine di questo periodo così strano, poi ci faremo sentire sulle frequenze di Radio Cooperativa, con gli amici di Vicenza, per raccontare cos’era Cinisi nel 1978.
A presto, Mario.
Il periodo è passato: ecco il lavoro di cui si parla più sopra.
locandina sTre ragazze e tre ragazzi delle scuole superiori di Vicenza, hanno realizzato un loro progetto: quello di ricordare la vita, la lotta contro la mafia e la tragica morte di Peppino Impastato, il giovane giornalista che a Cinisi, presso Palermo, trasmetteva con la sua emittente, Radio Aut, le puntate di "Onda Pazza". La sua arma è stata, soprattutto, il sarcasmo, con il quale ha sbeffeggiato un'organizzazione così potente, subdola, feroce, quella cosca guidata dal boss Gaetano Badalamenti, detto Tano, che ordinerà l'omicidio di Peppino, il 9 maggio 1978 (già ... proprio il giorno di via Caetani), e per il quale verrà condannato solo un quarto di secolo più tardi, nel 2002. Il lavoro che i sei protagonisti presentano, segue, di alcune puntata di Onda Pazza, le battute, la musica e i testi usati da Peppino, espressi a volte con linguaggio duro e molto esplicito, come si conviene quando si ha a che fare con dei banditi. Ci hanno messo il cuore, la passione, la bravura e noi siamo orgogliosi di essere stati al loro fianco, anche in un periodo così complicato come quello del corona-virus.
Il consiglio è di ascoltare questo programma perché la lotta contro la mafia non può mai finire, né oggi né mai … perché, come dice il titolo usando un’espressione cara a Peppino, “la mafia è una montagna di merda”.
Buon ascolto!