Nova Lectio
Miei testi dei video già pubblicati sul canale Youtube Nova Lectio di Simone Guida.
Da notare che questi sono i testi prima dell'elaborazione del canale, quindi possono essere non coincidenti con quanto espresso nel video.

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Matteo Messina Denaro è un fantasma. Dal 1993 le sue tracce sono diventate sempre più deboli, fino a scomparire del tutto. E non è che non siano state messe in moto indagini e inchieste per capire dove si trovi.

Con la maggior parte dei grandi capi in carcere duro, a guidare gli affari e ad essere considerato dai suoi picciotti il punto di riferimento più importante è Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993 e vera e propria primula rossa della mafia. Di questo vogliamo parlare: gli affari e “U siccu”. Occorre distinguere, perché ci sono affari e affari. In questo caso ci riferiamo agli affari legali, all’apertura di aziende, al controllo dei consigli di amministrazione di società quotate in borsa, all’acquisto di pacchetti di azioni, alla gestione di appalti importanti e così via. Come è facile immaginare, queste attività servono non solo a fare soldi puliti, ma anche a riciclare quelli derivati dagli altri affari, quelli, diciamo così, meno leciti.
Del resto che Matteo sia tagliato per questo lavoro lo riconosce anche Totò Riina, quando gli affibbia il nomignolo “l’affarista”. La strategia passa dallo stragismo al coinvolgimento del tessuto produttivo, fatto di imprenditori e commercianti, che non subiscono più la mafia … sono loro la mafia. Cresce una società con regole diverse, molto diverse da quelle classiche, regole fatte di solidarietà, sostegno, vicinanza. La mafia si fa impresa e “U siccu” costruisce un impero economico, che ha il suo “ombelico” nella provincia di Trapani. Antonino Giuffrè, ex capomafia pentito, lo dirà chiaramente: se volete sconfiggere la mafia è da là che dovete partire, là dove regna incontrastato Matteo Messina Denaro.


Viene rapito il 16 settembre e di lui non si saprà più nulla. Si chiama Mauro De Mauro.
Che c’entri lo sport? No, Mauro non capisce molto di attività sportive. É stato messo là solo per tirare su una redazione che fa acqua, rispetto al resto del quotidiano. Lui è un giornalista d’inchiesta, come ce ne sono pochissimi in quel periodo. Si occupa di tutto, di cronaca quotidiana, fa inchieste di costume come quella sul delitto d’onore, scrive della banda dei cappuccini, quattro frati che gestivano truffatori e assassini, segue le questioni politiche locali. E poi … siamo in Sicilia: ovviamente si occupa anche di mafia.
Sul suo rapimento è stata realizzata una infinità di trasmissioni, di filmati, di documentari, di libri, per cui non c’è niente di nuovo da raccontare, ma proviamo a farlo lo stesso con la massima chiarezza possibile. La RAI ha scomodato due pezzi da novanta sul tema: Carlo Lucarelli con “Blu notte” e Giovanni Minoli con “La storia siamo noi”
Questa seconda parte della trasmissione sul Vajont è stata realizzata per gli amici di Nova Lectio. Il testo è esattamente quello della trasmissione radiofonica. Sono stati invece ridotti gli spazi musicali per non allungare troppo l'ascolto.
Questa seconda parte prende in esame quello che è successo dopo l’onda che ha distrutto Longarone e provocato quasi duemila morti. Ma, oltre ai morti, ci sono i vivi, quelli che sono riusciti a salvarsi, spesso per puro caso, o perché si trovavano altrove. A loro cos’è successo? Hanno avuto giustizia? Come si è comportato lo Stato nei loro confronti? C’è un libro fantastico che racconta tutto questo: è di Lucia Vastano. Di lei parlo in questa puntata e di tutte le porcherie che dal 1963 in poi i sopravvissuti hanno dovuto subire.
Questa seconda parte prende in esame quello che è successo dopo l’onda che ha distrutto Longarone e provocato quasi duemila morti. Ma, oltre ai morti, ci sono i vivi, quelli che sono riusciti a salvarsi, spesso per puro caso, o perché si trovavano altrove. A loro cos’è successo? Hanno avuto giustizia? Come si è comportato lo Stato nei loro confronti? C’è un libro fantastico che racconta tutto questo: è di Lucia Vastano. Di lei parlo in questa puntata e di tutte le porcherie che dal 1963 in poi i sopravvissuti hanno dovuto subire.

Tra questi rientra anche una delle più gravi tragedie italiane del Novecento, avvenuta in una valle veneta, quella del Piave, il fiume sacro alla Patria.
É mercoledì 9 ottobre 1963, un mercoledì di coppa dei campioni con i bar di Longarone pieni di tifosi che seguono la partita tra i Rangers di Glasgow e la fantastica squadra del Real Madrid di Puskas e Di Stefano. La partita finisce 6 a 0, ma nessuno di quegli avventori conoscerà il risultato finale. All’inizio del secondo tempo la luce se ne va, pochi minuti dopo se ne vanno anche le loro vite.
Cosa succede? Cos’è quel rumore che sembra quello di un temporale amplificato cento volte? Cos’è quella polvere che arriva? Da dove viene? Da quella valle che si inerpica in Friuli … oddio! La diga … la diga del Vajont!

Torniamo indietro al settembre del 1977. A Cinisi c’è un funerale. Un importante luogotenente dei capi mafiosi del paese è stato ammazzato, travolto da un’automobile. Non si sa, e non si saprà mai, se si sia trattato di un incidente o di una esecuzione, ma non è questo il punto.
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