Premessa

In questi ultimi mesi abbiamo esplorato alcune vicende tristi e sanguinose dell’Italia degli anni che vanno dal ’70 alla fine della prima repubblica. Ho raccontato la storia dell’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, le vicende delle navi dei veleni, del capitano di corvetta Natale De Grazia, dell’abbattimento dell’elicottero della finanza Volpe 132, dello scandalo Lockheed, storie con le quali si potrebbe riempire un contenitore molto, molto grande.
Pensate alle stragi, da quella di piazza Fontana del 1969 in poi, agli assassini impuniti di giornalisti e comunicatori, come Mauro Rostagno, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Pippo Impastato e la lettura della lista potrebbe scorrere come un fiume. E poi personaggi dello stato come il generale Della Chiesa, i magistrati Borsellino e Falcone e tantissimi altri. Una ecatombe, come se vivere nel nostro paese da protagonisti, fosse una guerra. Una guerra tra chi vuole cercare e far conoscere la verità e quelli che vogliono impedirlo.

Introduzione

Elicottero Agusta 109La storia che vi racconto qui è basata sulle inchieste che giornalisti coraggiosi e preparati hanno condotto, spulciando tra documenti di ogni tipo. Si tratta prevalentemente di quanto raccolto da Repubblica e l’Espresso, almeno nella prima parte della trasmissione.
Cominciamo dal quadro d’insieme.
Il 2 marzo del 1994, quattro testimoni vedono o sentono una esplosione nel cielo di Capo Ferrato (Sardegna). Come conseguenza sparisce dalla vista un elicottero: è un Agusta A-109 della Guardia di Finanza che sta sorvolando una nave mercantile a poca distanza dalla costa. L'elicottero porta il nome in codice di Volpe 132, ai comandi c'è il brigadiere Fabrizio Sedda; con lui il maresciallo Gianfranco Deriu. L'indagine della Procura di Cagliari non porta a nessuna conclusione. Una nave presente sul luogo della tragedia (il cargo "Lucina") si dilegua subito dopo l’esplosione, per riapparire mesi dopo nel porto algerino di Djendjen ed essere teatro dell'eccidio di sette marinai italiani ad opera, così si dice, di un gruppo di estremisti islamici. A un certo punto, sulla relazione interna della Gdf viene persino opposto il segreto di Stato che i magistrati, insistendo, riescono a far togliere. Il documento risulta, però di una banalità disarmante: la conclusione è che, forse, si è trattato di un incidente ma che, senza relitto, è impossibile dire di più. Perché allora il segreto di stato?

Introduzione

01 minoOggi ci occupiamo dell’assassinio di Mino Pecorelli, ammazzato il giorno prima che cominci la primavera del 1979.
Avviene alla fine di una decade, che di delitti e di sangue ne ha visti a non finire. Alcuni di questi fatti li ho raccontati qui a Noncicredo, tra tutti la prigionia e l’uccisione di Aldo Moro e quella, purtroppo troppo spesso dimenticata, della sua scorta in via Fani nel 1978.
Sono gli anni di piombo che si racchiudono, come dentro due parentesi, tra la strage di Piazza Fontana nel 1969 e quelle di Ustica e di Bologna del 1980. In mezzo ce ne sono altre, con un numero di morti più o meno importante, la bomba in piazza della Loggia a Brescia, quella sull’Italicus, le stragi di Peteano, Gioia Tauro, Questura di Milano.
Anni complicati, difficili, durante i quali la dialettica politica lascia spazio a soluzioni più estreme, quelle definite terrorismo. Terrorismo da entrambe le parti in lizza. Quella di destra e quella di sinistra: i NAR, le BR e tutti gli altri gruppi aderenti ad associazioni più o meno vicine alle estremità delle ideologie delle formazioni politiche presenti in parlamento. Questa almeno è la versione ufficiale. Ma non è solo questo, perché ci sono altri avvenimenti cruciali in quel periodo.

Se le nostre strade sono piene di puttane è perché ci sono i puttanieri. Se la società è piena di spacciatori di droga è perché ci sono i drogati. Vale lo stesso discorso per qualunque relazione tra domanda ed offerta. Se la domanda cala, deve per forza calare anche l'offerta e quindi la produzione. Vale anche per la carne, come dice questo breve filmato di Milena Gabanelli.

Introduzione

craxiOggi vorrei parlarvi di un personaggio storico, morto nel gennaio del 2000 e responsabile delle sorti del nostro paese prima della fragorosa caduta della prima repubblica all’inizio degli anni ’90.
Vorrei parlare, lo avrete certo capito, di Bettino Craxi.
Prima di cominciare tuttavia sono necessarie alcune premesse fondamentali per togliere di torno eventuali antipatici fraintendimenti.
Personalmente detesto quando si trasforma un delinquente, lo dico in generale non necessariamente nel caso di cui sto per parlarvi, in un santo, semplicemente perché è morto. Capisco perfettamente l’affetto dei suoi cari e dei suoi amici, che cercano sempre di valorizzare gli aspetti positivi del caro estinto. É comprensibile e pienamente giustificabile, ci mancherebbe altro.
Quando però il caro estinto è un personaggio pubblico, magari di quelli importanti, il giochino non può più funzionare, perché esiste una realtà storica alla quale non si può sfuggire.
Nel caso di un politico, le cose diventano più complicate, perché il giudizio sull’operato dei politici non è mai obiettivo, è sempre di parte … per questo l’aggregazione di uomini e donne che seguono un progetto politico si chiama “partito”.
Provate a pensarci e a farvi venire in mente un quesito qualsiasi che riguardi la vita del nostro paese: che so … le riforme scolastiche, le leggi finanziarie, l’atteggiamento verso gli immigrati, le scelte in tema di politica estera, … uno qualsiasi va benissimo. In questa situazione ci sono i seguaci del partito A che pensano bianco, quelli del partito B pensano nero e magari ci sono anche altre posizioni con varie sfumature di grigio. La domanda che uno si deve fare è questa: “siccome il quesito è unico, non possono avere tutti ragione, qualcuno deve per forza avere torto.” Sì, è vero: c’è anche la possibilità che tutti abbiano torto, ma di certo è impossibile che abbiano tutti ragione.

Introduzione

Nella prima parte di questa “storia” (che ripercorriamo super-velocemente) abbiamo visto, tra l’altro, come la Democrazia Cristiana, il partito di cui è presidente Aldo Moro, adotti la politica di non trattare con le Brigate Rosse, come a dire che un morto solo si poteva anche immolare pur di non compromettere lo stato in una trattativa con dei banditi.
Tlettera utto questo sarebbe comprensibile e forse anche condivisibile se le motivazioni profonde fossero proprio queste. Nelle lettere che scrive dal carcere a varie personalità della politica, Moro affronta più volte questo tema, affermando che uno scambio di prigionieri si potrebbe fare. E non lo dice solo perché la vita in gioco questa volta è la sua. Già in altre occasioni (ad esempio nel caso Sossi, il magistrato di destra rapito dalle Brigate Rosse e poi liberato) Moro si era dichiarato favorevole ad uno scambio di prigionieri pur di salvare la vita delle personalità rapite. Queste lettere sono dirette ai vertici della DC, segnatamente al segretario Zaccagnini e al ministro degli interni Cossiga, oltre che all’onorevole Taviani, sempre contrario ad ogni possibile trattativa.
Ma, in questo caso, non si tratta di una presa di posizione per principio, per difendere l’autorevolezza dello stato o la sua verginità. Moro è tra i pochi, assieme ad Andreotti, Cossiga e qualche altro, a conoscere tutti i segreti della politica italiana, che, a dirla tutta, non è stata certo irreprensibile fino ad allora.
Nelle lettere dal carcere, le accuse rivolte al partito per la sua condotta sono molte e precise. Leggere quel memoriale, o quel che ne rimane, facilmente reperibile in rete, è interessante ed istruttivo, altroché se lo è. E’ una lezione di storia vista da dietro le quinte.

Oggi parleremo di uno degli aspetti più controversi del rapimento di Aldo Moro nella primavera del 1978, ma prima di arrivarci facciamo il punto della situazione.
Il 1978, come anno intendo, comincia malissimo. Il 1° gennaio un aereo dell’AIR India esplode in volo non lasciando alcuno scampo ai 213 sfortunati che si trovano a bordo.
Il 7 gennaio vengono uccisi due militanti missini (un terzo lo ucciderà poco dopo la polizia durante le manifestazioni di piazza) il che innesca una sorta di faida che porterà alla morte di Franco e Iaio, militanti di sinistra e frequentatori del Leoncavallo a Milano.
Intanto continuano scelte decisamente poco democratiche (scusate l’eufemismo) da un lato da parte di Pinochet che nega ogni interferenza ONU e blocca ogni tipo di elezione per almeno altri otto anni e dall’altro in Cina, dove il partito comunista proibisce la lettura dei testi di Aristotele, Shakespeare e Charles Dickens.
É l’anno in cui la Francia continua imperterrita le prove di esplosione di ordigni nucleari a Mururoa, quello in cui la guerra tra gli irlandesi dell’IRA e gli inglesi continua a fare stragi, come nel caso delle 12 persone uccise da una bomba a Belfast.
É l’anno dei mondiali di calcio in Argentina, vergognosamente organizzati in un paese preda di una terribile e feroce dittatura, che si porterà via tra i 30 e i 40 mila oppositori o presunti tali, scomparsi nel nulla, appunto desaparecidos.

2 agosto 1980, ore 10,25

bologna02Come ho avuto modo di scrivere più e più volte, quello che leggete in questa sezione è quanto emerge dalle dichiarazioni, dagli interrogatori, dalla varia documentazione disponibile sui vari casi. Pretendere che sia per forza anche la verità non è possibile, dal momento che, con tutti i lati oscuri di ogni vicenda, spesso la verità riposa con protagonisti ormai defunti. Resta tuttavia l’interesse per un mondo che è stato quello del nostro paese e, per molti di noi, il mondo in cui siamo vissuti e cresciuti.
Oggi vorrei raccontarvi la storia di una strage, un odioso attentato che ha provocato molte decine di morti e moltissimi feriti, lasciando, a quasi 40 anni di distanza, una ferita nel nostro paese e nella città dove tutto questo è accaduto, Bologna.
Prima di cominciare, i Pink Floyd e l’annuncio al telegiornale di quel tragico 2 agosto del 1980.

Addio mondo crudele, addio a voi tutti, non c’è niente che possiate dirmi per farmi cambiare idea” cantano i Pink Floyd in uno dei brani di The Wall. Oggi parlerò di questo, della strage alla stazione di Bologna.

Introduzione

Puntiamo l’attenzione sul paese che più di ogni altro ha fatto della produzione di energia elettrica da fissione una bandiera, gli Stati Uniti d’America. Nonostante la percentuale di tale energia non sia paragonabile, ad esempio, a quella francese, raccontare le vicende statunitensi ha senso in quanto si tratta del paese tecnologicamente più avanzato e anche più ricco, Cina permettendo, quindi quello che più di ogni altro sembra essere in grado di risolvere i problemi collegati al cosiddetto nucleare civile.
In fondo la questione assomiglia molto da vicino alla nostra, vale a dire al fatto che nessuno oggi sa come e dove realizzare quel deposito nazionale delle scorie radioattive che permettano di tenere al sicuro cesio, plutonio, stronzio e tutto il resto delle schifezze che restano dal processo di fissione dell’Uranio.
Gli americani avevano individuato alcune aree di stoccaggio, una per i materiali meno pericolosi (si fa per dire), a Carlsbad nel New Mexico, il secondo a Hanford (stato di Washington) e il terzo in Nevada, all'interno di una montagna, l'ormai celebre Yucca Mountain. Vediamo come sono andate le cose.

Introduzione

corruzioneDopo il racconto, della scorsa puntata, sull’abbattimento dell’elicottero della finanza Volpe 132, torniamo in Sardegna per raccontare un altro fattaccio, di quelli che hanno visto coinvolti faccendieri, politici e militari. E, ancora una volta, ci occupiamo di corruzione e malaffare, di appalti pubblici e soldi dei contribuenti che non si sa mai dove vanno a finire. É soprattutto una puntata sulla corruzione. A questo riguardo vale la pena di ricordare che solo recentemente si sta cercando di fare qualcosa, anche a livello normativo, contro questa piaga. Le spinte che vengono dall’ONU inducono il governo a muoversi in direzione che cambino l’idea di un’Italia pessima da questo punto di vista. Nonostante tutto, se guardiamo indietro di pochi anni, che sono poi quelli ai quali il racconto di oggi fa riferimento, vediamo una situazione drammatica, con 4 imprese su 5 danneggiate dall’illegalità, secondo l’OCSE. Per prendere dati un po’ più recenti facciamo riferimento a quelli del 2016. L’OLAF (Istituto europeo anticorruzione) ci mette al terzo posto dopo la Grecia e la Bulgaria tra i paesi più corrotti dell’unione; Transparency International classifica il paese al 66° posto mondiale con un punteggio di 47 su 100 quindi nettamente insufficiente. E non è solo una questione morale, perché in un paese come questo chi volete che abbia voglia di investire se non la mafia e la camorra?

Documentario francese del 2015: giovani cineasti sono andati in giro per il mondo in cerca di buone pratiche che possano aiutare a salvaguardare l'ambiente e a migliorare le condizioni sociali in cui l'uomo vive.

FrackingParlando del gas di scisto, lo shale gas come lo chiamano gli anglofoni, ho sempre sottolineato due aspetti che ritengo essere i più importanti per capire di cosa stiamo parlando.
Il primo è il fatto che l’estrazione di questa fonte fossile non convenzionale è un modo per risolvere in parte la crisi delle risorse primarie di energia, specie in paesi, come gli USA, in cui è enormemente più forte la spinta a produrre e consumare che quella a conservare l’ambiente per le generazioni future.
Fanculo la sostenibilità dunque a favore di imprese, multinazionali e lobby varie.
Il secondo aspetto è invece quello legato agli effetti che il metodo di estrazione dello shale gas ha sull’ambiente e di conseguenza sulla salute dei cittadini. Ho spiegato molte volte come tutto questo avviene. Su questo sito trovate una meravigliosa animazione in 3D della Trial Exhibits Inc., che mostra perfettamente il funzionamento del fracking e quali danni esso possa provocare alle falde d’acqua con tutto quello che ne consegue in termini di allevamento di bestiame, coltivazione agricola, uso sanitario e personale.

Versione di Gasland con sottotitoli italiani realizzati da me.

Introduzione

ScistoScisto non è una parolaccia. Si tratta di una roccia metamorfica. Cosa significa? Si tratta di rocce che nel corso della loro vita molto molto lunga hanno subito dei cambiamenti (delle metamorfosi appunto) per cause esterne come cambiamenti di temperatura o di pressione. Ci sono tanti tipi di scisti ma tutti derivano dall’argilla che è stata appunto trasformata.
Tra questi ci sono gli scisti bituminosi, i quali, come del resto dice il loro nome, contengono percentuali significative di bitume, che può essere utilizzato al posto del petrolio o del gas per produrre energia.
Queste cose si sanno da duecento anni, ma solo nell’ultimo decennio (diciamo dal 2003 in poi) gli scisti sono entrati a far parte delle riserve energetiche di un paese. Questo è dovuto ad alcuni fattori: l’aumento del costo di estrazione del petrolio, il problema del riscaldamento globale e il fatto che prima i costi di estrazione dello scisto erano proibitivi.
Ma la cosa davvero interessante è la scoperta che lo scisto intrappola del gas naturale, chiamato gas di scisto (in inglese “shale gas”), composto in larga parte di metano. Anche questa è una notizia piuttosto vecchiotta. I tecnici lo sapevano da un sacco di tempo, ma le tecnologie per estrarre il gas dalla roccia non erano ancora pronte. Infatti queste conformazioni rocciose si trovano in profondità (diciamo ad almeno un km dal suolo) e quindi non basta una pala e un piccone per averlo a disposizione. Inoltre il gas è ancora intrappolato dentro la roccia perché non ha fatto in tempo (o non ha trovato le condizioni adatte) a scivolare via verso strati meno densi, ad esempio sabbiosi da dove possa essere estratto con i metodi tradizionali. Per questo è considerato un gas “non convenzionale”: non basta insomma fare un buco fino alla sacca che lo contiene e infilarci un tubo per estrarlo. Bisogna frantumare le rocce che lo imprigionano e quindi gli investimenti in questa direzione sono importanti e devono dare risultati al più presto.