All’inizio …

Il protagonista di questo racconto si chiama Allen Welsh Dulles, statunitense dello stato di New York. É stato un agente segreto, ma poi diventa direttore del covo di spie più conosciuto al mondo, la CIA, la Central Intelligence Agency, che abbiamo conosciuto soprattutto nei film americani, mentre combatte (quasi sempre) per il bene dell’umanità, contro tutti i nemici della democrazia, di volta in volta, comunisti, anarchici, islamici o semplicemente farabutti che vogliono conquistare o far esplodere il mondo. Ecco, quei film in cui la CIA è (quasi sempre) l’elemento buono della storia, avrà qui una smentita clamorosa.
Questa volta non partiamo dall’inizio, cominciamo il 20 gennaio 1953. Dwight Eisenhower, il vincitore della seconda guerra mondiale, si insedia alla Casa Bianca. Tra le sue prime decisioni c’è quella di nominare John Foster Dulles segretario di stato (ministro degli esteri) e suo fratello Allen Welsh Dulles direttore della CIA. In una famiglia, raramente si è vista una simile concentrazione di potere. La storia dei due fratelli è decisamente importante per quello che è accaduto nel mondo fino agli anni ’60, anche se noi seguiremo prevalentemente la vita di Allen.
Allen Dulles dunque è stato una spia, un agente segreto, forse per questo il suo nome non dice molto alla maggior parte delle persone. Percorrere la sua storia significa attraversare tante operazioni e significa quasi sempre sollevare il tappeto per scoprire cosa nasconde.
Nasce il 7 aprile 1893 a Watertown nello stato di New York. La sua è una di quelle famiglie perfettamente inserite negli ingranaggi del potere, della cultura, della casta religiosa, della società americana tutta. Studia privatamente nella canonica della chiesa, di cui il padre è ministro presbiteriano. Poi a Princeton si laurea in scienze politiche, ma il suo destino è un altro e coincide con il suo desiderio: occuparsi di diplomazia, raccogliere informazioni su quanto succede in una certa area, insomma far parte del corpo diplomatico statunitense. Ed infatti lo troviamo, nel 1916, all’ambasciata USA di Vienna.
Per comprendere meglio i successivi avvenimenti, occorre anticipare che la visione dei due fratelli Dulles è pesantemente influenzata da principi religiosi e politici ben definiti. Quando il presidente Woodrow Wilson trascina gli Stati Uniti nella prima guerra mondiale, lo fa, a suo dire, per esportare la democrazia, un vizio che gli statunitensi non perderanno mai. Usare le armi e gli eserciti per farlo è solo un dettaglio. I Dulles lo seguono con ardore, convinti che esportare il “modello americano” sia giusto, anzi di più: che gli Stati Uniti siano la nazione prescelta dalla Provvidenza divina per civilizzare il mondo. É una specie di guerra santa come quella delle crociate, basata tutta sul convincimento che la loro è la sola verità come per i cristiani del medioevo la loro era la sola religione. É un principio questo che segnerà tutta la carriera di Allen. Del resto, ancora oggi gli statunitensi sono convinti che il loro sia il paese migliore del mondo, cosa resa decisamente dubbia da una moltitudine di fattori, non solo politici, ma sociali, culturali e perfino sportivi. Allen è un uomo curioso e previdente: sa che per intraprendere una carriera diplomatica bisogna conoscere il mondo. Così visita molti paesi stranieri, come l’India, dove insegna in una scuola missionaria. Questi viaggi lo spingono ad interessarsi sempre più alla politica estera. Ma, da buon americano, pensa anche alla carriera, così, nel 1926, sposato con tre figli, si laurea in giurisprudenza, in previsione di un lavoro da avvocato. Non si tira mai indietro e raccoglie una miriade di esperienze formative anche sul campo, che lo porteranno dritto nel terreno delle relazioni internazionali.
Nel 1917 è a Berna, in Svizzera, dove è chiamato, a soli 24 anni, a dirigere un ufficio del dipartimento di stato che raccoglie informazioni in Europa. La grande guerra termina con la conferenza di Versailles del 1919, che penalizza la Germania in un modo, ritenuto eccessivo da molti. Tra questi ci sono anche i fratelli Dulles, presenti alla conferenza. John Foster si lamenta piuttosto vivacemente delle imposizioni ingiunte alla Germania, ritenendole capaci di conseguenze non solo economiche ma anche politiche negative, cosa che puntualmente avverrà.

Poi Foster e Allen vengono assunti, come avvocati, dallo studio legale Sullivan e Cromwell, in quel periodo il più potente del mondo. Si racconta (lo dico senza averne certezza) che il potere dello studio sia talmente grande da essere riuscito a convincere il Congresso, nel 1902, a spostare dal Nicaragua a Panama il canale che collega i due oceani, per salvaguardare gli interessi di alcuni loro ricchissimi clienti francesi. Dunque i Dulles sanno bene che la difesa e la tutela dei beni e del commercio estero sono altrettanto importanti della politica. É una considerazione importante, di cui dobbiamo tenere conto e sulla quale tornerò nel seguito più volte. A Versailles Dulles si fa le ossa: conosce ministri, imprenditori, uomini di spicco di mezzo mondo, entra nel giro giusto.
Lo sguardo rivolto alla Germania
Tra il 1918 e 1922 Allen raccoglie informazioni a Istanbul e a Berlino, raffina le sue capacità di Intelligence. Poi torna negli Stati Uniti. La sua scalata è impetuosa. Nel 1926 partecipa al piano Dawes, un accordo economico finanziario per consentire alla Germania di pagare i debiti di guerra che altrimenti sarebbero andati perduti. I vantaggi degli statunitensi non sono solo quelli di ogni creditore, ma anche di poter immettere capitali nei paesi europei colpiti dalla guerra, esportare la sovrapproduzione di merci e beni, imporre il proprio modello (sia in funzione del nascente consumismo che in funzione anticomunista), rilanciare l’economia europea per vedersi così ripagare i debiti di guerra.
Il nazismo, per diventare dominante, deve fare i conti con una situazione economica del paese davvero fallimentare. Hitler non può farcela da solo. Serve una ripresa dell’industria, ma per questo servono un sacco di cose, tra cui il combustibile, senza il quale è impossibile cominciare una rinascita. Ad occuparsene c’è l’azienda petrolchimica IG Farben, che è il vero motore economico del nazismo e che, più tardi, userà i prigionieri dei campi di concentramento come manodopera gratuita. Al di là dell’oceano c’è la Standard Oil, che gestisce l’84% dei prodotti petroliferi statunitensi. Le sue petroliere riforniscono quelle tedesche, incontrandole in campo neutro, ad esempio alle Canarie. Allo scoppio della guerra, la seconda guerra mondiale, le navi americane si ritireranno a Panama, per evitare ritorsioni. Importanti industriali entrano in gioco, come i Rockefeller che controllano la Standard Oil e Prescott Bush, nonno del presidente George W. Bush, che intrattiene affari con Fritz Thyssen, uno dei maggiori finanziatori del primo nazismo (si dissocerà nel 1939). Nonno Bush fa affari d’oro e il patrimonio va tutelato. Gli serve un pool di avvocati rampanti e così affida l’incarico ad un uomo, che rappresenta legalmente alcune aziende tedesche negli USA, come la IG Farben. Si tratta di Allen Dulles. Il coinvolgimento dei due fratelli nella crescita hitleriana è comprensibile: “i nemici del comunismo sono amici miei”, sembrano dire. Così, quando Hitler, nel 1933, viene invitato alla banca Schroeder da un gruppo di industriali che gli forniscono il denaro per superare la crisi e schiacciare i sindacati, sono presenti anche due americani: John Foster Dulles e Allen Dulles. L’anno seguente entrano a far parte della dirigenza di quella banca, il braccio finanziario del regime hitleriano. Del resto l’aiuto economico statunitense all’ascesa di Hitler non è certo un mistero.
Cerchiamo però di non esagerare, perché dare del nazista ad Allen Dulles sembra davvero troppo ed è storicamente sbagliato. Diciamo che il suo ruolo di avvocato e finanziatore lo porta ad assistere alla crescita di un regime che con la democrazia non ha alcun punto in comune. Così, nel 1937, rendendosi conto delle vere intenzioni di Hitler, sarà proprio Allen Dulles a insistere per la sospensione di ogni supporto economico americano al nazismo.
Durante la guerra, nel 1942, Allen rientra nell’esercito. Non ci sono solo i soldati al fronte o i piloti nell’aeronautica. Servono come il pane informazioni sulle attività del nemico. Per questo esiste il servizio segreto militare, l’OSS (Office of Strategic Services), che è diretto da William Donovan. Costui vuole sfruttare le esperienze diplomatiche e la conoscenza approfondita dei movimenti all’interno del partito nazionalsocialista di Allen. Tutta l’attività svolta in precedenza torna estremamente utile e così viene spedito a Berna a dirigere il reparto incaricato di spiare la Germania, ma anche i paesi occupati dai nazisti. É molto bravo, riesce a contattare i dissidenti tedeschi, fornendo m

E così l’avvocato, il diplomatico, il finanziatore Allen, si trasforma, piano piano, in una spia delle più affidabili, abilissimo nell’analisi delle informazioni e nell’organizzazione dei propri agenti.
Tra le varie operazioni di successo, c’è quella della sua relazione con Fritz Kolbe, che fornisce preziose informazioni sulla messa a punto degli aerei Messerschmitt ME 262, un gioiello, precursore dei caccia a reazione. Per fortuna, Hitler impone di usarli come bombardieri anziché come caccia, depotenziandone così l’effetto sulle sorti della guerra.
Uno dei più grandi successi di Allen, in questo periodo, è il dossier Bergier, spedito a Washington, con la descrizione del programma tedesco dei razzi V1 e V2. Le informazioni sono preziose e consentono, in particolare, di bombardare il centro di ricerca di Peenemünde, infliggendo così un duro colpo al nazismo.
Arriviamo così all’operazione Sunrise (o Crossword), che si svolge in Svizzera a partire dal 1944 e coinvolge direttamente Allen Dulles, capostruttura dell’OSS. L’obiettivo è quello di arrivare ad una resa dei tedeschi presenti in Italia, indipendentemente dal resto della guerra. L’operazione alla fine non riesce per una serie di motivi, tra cui il malumore di Stalin, che non è stato consultato. É interessante vedere quali vantaggi potevano avere la parti in gioco. Tedeschi e alleati avrebbero potuto spostare le loro truppe su altri fronti, gli uni a Nord gli altri a Est per frenare l’avanzata dell’Armata Rossa. Anche per questo a Stalin non stava per niente bene quel piano. Gli italiani avrebbero evitato ulteriori distruzioni dei centri di produzione oltre che molte vite. Per Allen Dulles c’è il timore che l’Italia cada in mano ai bolscevichi e, per questo, si può anche venire a patto con i nazisti. Nonostante il fallimento dell’operazione, ci sono anche risultati importanti, come il recupero delle opere sottratte alla Galleria degli Uffizi e la liberazione di prigionieri importanti, tra i quali, Ferruccio Parri.
Finita la guerra, i servizi americani, ma anche quelli sovietici, sanno bene che dietro il Reich ci sono tecnici e scienziati di primordine. Gli americani requisiscono duemila personaggi, il più conosciuto dei quali è certamente Werner von Braun, futuro capostipite dei

Chi è questo Gehlen e perché è importante? Era il capo dei servizi segreti nazisti che operavano in Unione Sovietica. Dopo la fine della guerra arriva negli Stati Uniti assieme a 52 casse di documenti, che riguardano gli affari non solo della Russia, ma anche dei comunisti europei, in particolare francesi e italiani.
Gehlen viene rispedito in Germania, dove dirige il BND, cioè il BundesnachrichtenDienst, vale a dire il servizio segreto che raccoglie informazioni sulle nazioni aderenti al patto di Varsavia, per riportarle poi alla NATO. In quest’opera, Gehlen gestisce il personale di questo servizio, mentre strutture, fondi, mezzi, macchinari sono forniti direttamente dalla CIA. Il suo ruolo termina alla fine degli anni ’60.
Questa operazione di Dulles mostra chiaramente come, una volta sconfitto il nazismo, il comunismo diventa il nuovo nemico da battere.
Sono tutti comunisti
Il dopoguerra è caratterizzato dalla formazione dei due blocchi contrapposti: comunisti da un lato, guidati dalle politiche dell’Unione Sovietica, l’Occidente dall’altro sotto le ali dell’amministrazione statunitense. É l’inizio della guerra fredda, condotta non più con gli eserciti contrapposti, ma in modo molto più subdolo da entrambi i lati. Sono anni complicati per noi che abbiamo vissuto in Occidente, con le minacce di una terza guerra mondiale che avrebbe annientato tutta la vita sulla terra. Le notizie sulla continua crescita degli arsenali soprattutto nucleari non lasciano certo tranquilli. Del resto sui pericoli non ci sono proprio dubbi dopo aver visto cos’è successo nel 1945 in Giappone ad Hiroshima e Nagasaki.Dunque per gli Stati Uniti il nemico non è più il nazifascismo, ormai trasformatosi in bravi ortodossi democratici in giacca e cravatta, è il mostro comunista, sul quale vengono dette cose vere come la mancanza di libertà individuali e cose false come l’intenzione di conquistare l’Europa che sta alla base di scelte piuttosto azzardate come la nascita di organizzazioni paramilitari segrete come Stay Behind, che da noi prende il nome di Gladio e si renderà responsabile, assieme ai vertici militari statunitensi, di una strategia della tensione fatta di bombe e attentati. Questo solo per dire che le ostilità, dopo la guerra, non terminano affatto, semplicemente si modificano nei bersagli e nei modi. Per Washington tutto quello che ha un odore anche vagamente di sinistra è comunista e deve essere fatto fuori. Devono aver lavorato piuttosto bene, se ancora oggi i bravi cittadini statunitensi hanno questa percezione.
Dunque, in quegli anni, gli USA si ergono a giudice universale della bontà dei governi stranieri, quasi sempre eletti democraticamente. Questo però a loro non importa niente. La distinzione da fare è se un paese è o non è democratico. Sul significato che gli americani danno di questo termine, democratico, si potrebbe aprire un dibattito infinito. Ne concludiamo, leggendo la storia, che, per i vari Eisenhower, Dulles e compagnia bella, i regimi sono democratici se vanno bene agli Stati Uniti. Mi rendo conto che è una definizione folle, ma, per quanto riguarda la storia che sto raccontandovi è quello che meglio centra il problema.
Non si tratti dunque più soltanto dell’Unione Sovietica, e quindi serve una strategia più completa che coinvolga il mondo intero. La domanda diventa “Come agire?”
Fate come piace a noi
Un intervento diretto, magari armi in pugno, comporta il rischio di incappare in una nuova disastrosa e forse definitiva guerra. Meglio evitarlo. Meglio agire senza dare troppo nell’occhio e per questo serve una struttura segreta simile a quella militare, l’OSS, un’agenzia di spionaggio.
Nonostante l’attenzione rivolta alla Russia, il primo impatto della CIA sul mondo esterno avviene in Italia. Qui c’è un partito comunista, forte della sua partecipazione alla guerra di liberazione, con molti personaggi importanti che il fascismo certo non ha trattato bene, come Gramsci, Togliatti, gli stessi socialisti come Matteotti, Pertini e così via. La fine della guerra ha portato a governare assieme i partiti di centro e di sinistra, dai repubblicani ai socialisti, dai democristiani ai comunisti.
Gli USA non possono tollerare che un paese ai confini con il blocco dei paesi socialisti possa cadere nelle mani sbagliate. Dopo i tentativi di utilizzare altre risorse, perfino la mafia, l’attenzione si rivolge alle elezioni politiche del 1948, le prime che costituiranno il parlamento della neonata repubblica. Il clima è incandescente con due fronti che si oppongono con forze, sulla carta, più o meno simili. La CIA mette in campo tutte le sue energie per ostacolare un’eventuale vittoria del fronte democratico, che Nenni e Togliatti hanno costituito. Dell’intromissione americana si viene a sapere solo decenni più tardi, quando alcune tra le carte dell’Agenzia vengono desecretate.
L’intervento statunitense prevede tre fasi: una forte propaganda, una eventuale falsificazione dei risultati elettorali, ed infine, se necessario, intervenire con la forza. Basterà la prima di queste fasi anche se sulla NON-falsificazione dei risultati non abbiamo alcuna documentazione. Arrivano molti soldi nelle tasche dei partiti anticomunisti, la DC di De Gasperi, il PRI di Ugo La Malfa, il PSDI di Saragat. C’è il coinvolgimento molto forte del Vaticano, che con padre Lombardi (il microfono di Dio) si lancia in una crociata contro gli atei di Togliatti, riducendo il dibattito ad essere “con Cristo o contro Cristo”. Tutte le chiese, anche quelle più aperte (vedere l’articolo su don Milani) si danno un gran da fare per sostenere la Democrazia Cristiana, facendo decisamente confusione tra politica e religione, anche se questa distinzione diventerà più evidente nei decenni successivi. Sappiamo come sono poi andate le cose. Quello che ci interessa qui è che questa operazione statunitense è in perfetta sintonia con le idee di Allen Dulles, anche se all’epoca non ha alcun ruolo nella CIA, ma è impegnato in una campagna elettorale interna. Questa operazione segna, tuttavia, l’inizio di molti altri interventi nella politica di paesi stranieri, i cui governi sono democraticamente eletti.
Allen Dulles entra alla CIA
Torniamo adesso al nostro protagonista. Allen Dulles entra nella CIA, dove occupa posti di rilievo e di grande responsabilità. Viene, addirittura, creato per lui un ruolo ad hoc: Vicedirettore per i Piani, un organismo che, sotto la sua direzione, acquista potere e risorse sempre maggiori. I “piani” sono quelli segreti, legati ad attività indirizzate a influenzare regimi stranieri ritenuti ostili agli interessi degli Stati Uniti.Prima di entrare nei dettagli di tali operazioni, è utile spendere due parole sulla strategia che la CIA, supportata dal governo e in particolare dal Dipartimento di Stato, adotta.
Ricordo che dal 1953 i due fratelli Dulles sono rispettivamente direttore della CIA, Allen, e ministro degli esteri, John Foster.
Trattandosi di un’agenzia spionistica è chiaro che la priorità della CIA è la raccolta di informazioni sui “nemici”. In questo senso, ad esempio, è durante la direzione di Allen che cominciano i voli di ricognizione degli aerei spia U2, un gioiello tecnologico che può fotografare l’Unione Sovietica da quote prima inimmaginabili.
Dicevo della strategia. É una guerra di spie, di azioni che hanno a che fare con la propaganda, con l’infiltrazione di uomini tra le linee e le organizzazioni nemiche, soprattutto con la ricerca di informazioni per poter prevenire le mosse rivali o quanto meno annullarne gli effetti, evitando accuratamente lo scontro diretto, troppo pericoloso. A dire il vero un’occasione per dare fastidio ai sovietici a casa loro ogni tanto si presenta. Ad esempio, nel giugno 1953, 370 mila tedeschi dell’Est scendono in piazza per protestare contro il regime sovietico. Ci sono attacchi alle sedi comuniste, auto bruciate, distruzione di infrastrutture, una mezza guerriglia urbana. Il presidente Eisenhower convoca Dulles, chiedendogli di dare supporto a questi ribelli. La situazione viene accuratamente analizzata, e alla fine si ritiene che un intervento rischia di scatenare una guerra e quindi si lascia perdere.
Questo timore di fare troppo rumore, la paura che porta all’impossibilità di agire direttamente contro l’impero sovietico, fa cambiare strategia e soprattutto bersagli.
É un periodo storico in cui molti stati escono dai regimi coloniali e conquistano l’indipendenza. Una parte di questi si orienta al socialismo, ma altri non si orientano affatto non volendosi schierare con nessuna delle due superpotenze. Gli Stati Uniti, tuttavia, non vanno per il sottile. Il loro interesse non si ferma ai paesi che si dichiarano comunisti o socialisti, ma a tutti quelli che non adottano il sistema americano. Bisogna imporre la visione statunitense a chiunque, alla faccia della democrazia. Non si pensi che si tratti di qualche azione saltuaria. Durante gli 8 anni di presidenza Eisenhower si calcola che le missioni segrete siano state 170 in 48 paesi stranieri.
Attenzione però! Spesso l’anticomunismo è solo una scusa per giustificare l’intervento. Si tratta più spesso di tutelare gli interessi economici e commerciali di aziende USA, che si sono installate ovunque. Se poi questi interessi sono quelli dei clienti di Sullivan e Cromwell, tanto meglio. I casi sono molteplici, si va dal petrolio iraniano e indonesiano, allo zucchero cubano, alle banane guatemalteche, ai giacimenti congolesi, per citare qualche caso.
1953: colpo di stato in Iran – operazione Ajax
Una delle prime azioni che portano al rovesciamento di un governo democraticamente eletto avviene nel 1953 in Iran. Qui la Russia e il comunismo non c’entrano niente. Oggi diremmo che “è solo una questione di business”. In Persia nel 1951, lo scià Mohammed Reza nomina primo ministro Mohammad Mossadeqh. L’Iran è uno stato piuttosto debole e la Gran Bretagna crea una società, la Anglo-Iranian Oil Company, che gestisce la produzione e il commercio di petrolio, ricavando per sè profitti cospicui e lasciando sul posto solo le briciole. Mossadeqh non ci pensa due volte e nazionalizza la produzione di petrolio, il che certo non fa piacere agli inglesi, che mettono in campo il proprio servizio segreto per l’estero, MI6, per parare il colpo in qualche modo.
La domanda adesso è: cosa c’entrano gli americani con tutto questo? É semplice. Anche in Iran esiste un partito comunista, un piccolo partito con qualche migliaio di iscritti e nessun potere contrattuale. Ma c’è, e tanto basta perché la CIA possa varare i propri piani di intervento per salvare la libertà e, in prospettiva, mettere le mani su vantaggiosi contratti petroliferi.
Nel frattempo i britannici non stanno a guardare, impongono un embargo e arrivano a sequestrare una petroliera iraniana. La risposta di Mossadeqh è immediata: espelle tutti i funzionari inglesi, comprese le spie dell’MI6, guadagnando così consensi nel paese, tanto da venire rieletto con una grande maggioranza. Gli inglesi non sanno cosa fare e chiedono aiuto agli USA, quindi alla CIA di Allen Dulles. Scatta l’operazione Ajax. La strategia è quella classica: si comincia con una tambureggiante propaganda contro il primo ministro, accusato di essere comunista, cosa non vera. Nel frattempo si spendono un sacco di soldi per acquistare armi e assoldare cani e porci da lanciare contro il governo. Poi, proprio come in Italia, ci si affida all’organizzazione religiosa. Nelle moschee le prediche sono tutte contro Mossadeqh e le calunnie, come si sa, si autoalimentano fino a diventare una verità accettata. MI6 e CIA puntano tutto su un ex generale, Fazlollah Zahedi, che, nelle intenzioni americane, dovrà essere il proprio fantoccio per il dopo golpe. Ma il presidente Dwight Eisenhower nutre seri dubbi sull’operazione. É convinto che Mulladeqh non abbia nulla a che spartire coi comunisti e pensa che rimuovere un presidente eletto democraticamente non farà fare agli Usa una bella figura. Le posizioni di Eisenhower, nel tempo, non saranno sempre coerenti e a volte si esprimerà in un senso e a volte in senso opposto. Questo dà maggior potere decisionale ad Allan Dulles. E, anche in questo caso, è proprio lui a convincerlo. In fondo si tratta di un governo che non è legato né alla GB né agli USA. Se non lo fermiamo noi, dice, prima o poi cadrà sotto l’influenza sovietica … con tutto quel petrolio!
Alla fine, il golpe riesce. Massadeqh fugge da Teheran il 19 agosto 1953 e Zahedi restituisce il potere allo scià Reza Pahlevi, che lo deterrà fino al 1979. Un buon governo, moderno, pieno di riforme, da quella agraria al diritto di voto alle donne, dall’alfabetizzazione delle masse al diritto al divorzio. L’asset principale, tuttavia, rimane nelle salde mani della élite, legata da rapporti clientelari con la monarchia. In questa modernizzazione vengono colpiti anche i privilegi degli sciiti, ai quali vengono sottratte terre che sembravano beni inalienabili dei religiosi. Tra l’altro, questa riforma è impopolare, perché quelle terre, alla fine, finiscono nelle mani di pochi oligarchi. Insomma, il regime dello scià scontenta parecchia gente: i comunisti, le destre, i fondamentalisti islamici, che nel 1979 prendono il potere con l’ayatollah Khomeini. Ma questa è un’altra storia.
Torniamo adesso negli Stati Uniti, dove la CIA è euforica per essere riuscita a raggiungere un obiettivo apparentemente complicato con grande facilità, anche se il budget iniziale, previsto in qualche centinaio di migliaia di dollari, è passato ad oltre 20 milioni. Che gli iraniani, dopo il 1979, non amino gli americani, forse trova anche in questa operazione Ajax la sua giustificazione. É una specie di prova generale, perché questa strategia di invasione dei fatti altrui diventa uno standard della CIA e del dipartimento di stato, come già detto entrambi diretti dai Dulles, Allen a Langley e John Foster a Washington. Langley è un paese della Virginia, dove c’è la sede centrale della CIA.
1954: colpo di stato in Guatemala – operazione PBSuccess.
Se un intervento eseguito dall’altra parte del mondo ha portato un successo, rivolgersi ai vicini di casa sarà ancora più agevole. Subito sotto gli Stati Uniti c’è l’America Latina, dove molti stati hanno situazioni traballanti, economie fragili e sovente supportate da investimenti stranieri, nella maggior parte dei casi statunitensi.Insomma, l’America Latina è, in un certo senso, il giardino di casa del governo di Washington, che pretende di poter fare il bello e brutto tempo, un po’ come gli pare. Cosa che si verificherà un sacco di volte negli anni seguenti, in Brasile, in Argentina, in Cile.
Noi cominciamo dal Guatemala. Della situazione in quel paese, ho accennato nell’articolo su Ernesto Che Guevara, ma qui cerchiamo di andare un pochino più a fondo per capire bene quale ruolo ha giocato l’Agenzia di Dulles in tutta la vicenda.

In Guatemala la politica economica è in mano ad una società multinazionale statunitense, la United Fruit Company. L’asset principale di questa compagnia nel paese latino americano è rappresentato dal commercio di banane. Ma l’azienda è ben di più di una società che esporta frutta negli Stati Uniti. Grazie al sostegno di Washington, gestisce punti nevralgici della società guatemalteca come l’unico porto atlantico, il telegrafo, le ferrovie e perfino il polo ospedaliero, che tutela la salute dei 40 mila dipendenti della società, molti dei quali sono nord americani. E nemmeno questo basta. Quando i documenti della CIA vengono desegretati (e di questo parleremo più avanti) si scopre che la United Fruit è una specie di costola commerciale della CIA, ricevendone protezione e fornendo in cambio un grande sostegno finanziario e materiale, ad esempio aerei per trasportare le truppe.
Tra le altre cose si scopre che i fratelli Dulles sono azionisti di questa società, Allen ne è per un periodo il presidente e questo fatto sicuramente non è secondario agli sviluppi che stanno per arrivare.
In Guatemala, le cose cambiano dal 1944, quando viene eletto come presidente Juan José Arévalo, il quale inizia una serie di riforme economiche e sociali. La riforma agraria, che espropria alla United Fruit Company le terre non utilizzate, viene definita dal governo di Washington "una minaccia agli interessi degli Stati Uniti". Ad Arèvalo succede Jacobo Arbenz, che continua la stessa politica, ma si rende conto di aver pestato i piedi in modo piuttosto violento alla multinazionale e, attraverso essa, agli interessi statunitensi. Così cerca di tutelarsi e chiede ed ottiene forniture militari alla Cecoslovacchia, che, in quel periodo, è come chiederle a Mosca. Il 15 maggio 1954 una nave ceca scarica 2000 tonnellate di armi destinate al governo. Si tratta, a detta degli storici, di pezzi piuttosto antiquati, spesso obsoleti, inadatti a fermare una eventuale irruzione ben organizzata. Ma questo è sufficiente per creare il casus belli che la CIA e la United Fruit aspettano. Il pericolo comunista è chiaro per gli USA, anche se lo è solo per loro, perché né Arèvalo, né Arbenz hanno niente da spartire con i bolscevichi. Ma questo è davvero poco importante, tanto che Allen Dulles aveva messo le mani avanti, autorizzando il rovesciamento del governo già nel dicembre precedente, quindi molto prima dell’arrivo della nave ceca.
E così ecco la CIA impegnata in un nuovo colpo di stato all’estero. L’azione prende il nome di PBSuccess. L’esperienza iraniana viene replicata. Calunnie, manifestazioni guidate da Washington, creazione di una forza d’attacco, guidata dal colonnello Carlos Castillo Armas, scelto direttamente dall’Agenzia. Il colpo di stato riesce e Arbenz si dimette il 27 giugno 1954. Il paese, nelle mani di fatto della CIA, avrà un futuro oscuro, fatto di guerra civile e dittatura nei successivi 40 anni.
La CIA però, in questo caso, scala un altro gradino. Oltre alle solite azioni segrete, questa volta partecipa direttamente alla guerra, usando la propria flottiglia aerea privata per bombardare città guatemalteche. Tutte azioni che avevano avuto il nulla osta da parte del presidente Eisenhower. É una svolta pericolosa, perché adesso agli atti di guerra politica e strategica si aggiungono atti di guerra vera e propria.
Il folle senatore Joseph McCarthy
Dunque ecco che sono già due gli interventi della CIA che sono riusciti a sovvertire l’ordine democratico di un paese straniero. C’è però una domanda che ci dobbiamo fare: cosa sanno i cittadini statunitensi di tutto questo? Che relazione c’è tra l’agire della CIA e la percezione che ha la popolazione?
Innanzitutto bisognerà chiarire come si faccia a sapere le cose segrete della CIA.
Beh … non tutte, ma buona parte di quanto accaduto in quegli anni ’50 e ’60.
Avviene tutto nel 1972, quando scoppia lo scandalo Watergate, che porterà alle dimissioni del presidente Richard Nixon. Si scopre, proprio in quell’occasione, che la CIA è coinvolta, avendo cercato di impedire all’FBI, il Bureaux che si occupa della politica interna, di investigare sulle malefatte del team di Nixon durante il periodo elettorale. Da allora molti documenti segreti vedono la luce e a questi si riferisce quello che qui stiamo raccontando.
C’è però un altro periodo storico che interviene a determinare le azioni dei Dulles.
Detto del loro anticomunismo viscerale, non si può dimenticare come l’America reagisce, dopo la seconda guerra mondiale, al potere che l’Unione Sovietica instaura in larga parte dell’Europa, aggiungendo a tutto questo la presenza di forti partiti comunisti in paesi autenticamente democratici come la Francia e l’Italia.
Se la rivoluzione russa di Lenin aveva scatenato il “red scare” (terrore dei rossi) negli anni ’20, come vi ho raccontato nell’articolo su Sacco e Vanzetti, un altro pericolo rosso stravolge le vite degli americani dopo la fine della guerra fino a metà anni ’50. Il promotore di questo assurdo periodo è un senatore del Wisconsin, Joseph McCarthy, il quale, senza uno straccio di prova, accusa mezza società statunitense di essere comunista e di architettare congiure contro la democrazia. Un contesto paranoico, fatto di indagini aggressive, udienze e interrogatori pubblici, coinvolgendo il governo, l'industria dell'intrattenimento, i sindacati e gli istituti scolastici. Anche la CIA viene coinvolta da questa caccia alle streghe, dal momento che una parte dei finanziamenti vengono destinati a verificare le affermazioni fantasiose del senatore. Quando, nel 1954, McCarthy ha l’ardire di prendersela con l’esercito, viene censurato ed esce di scena. Sembra (anche qui con il beneficio del dubbio) che la caduta di McCarthy sia stata orchestrata proprio dalla CIA, che gli avrebbe fornito di nascosto informazioni talmente incredibili che, una volta rese pubbliche, fanno passare il senatore per il pazzo che era.
Ma l’azione così idiota di McCarthy fornisce un motivo in più ad Allen Dulles per agire contro ogni sospiro di sinistra. Il controllo sulle azioni della CIA si affievolisce, il senato statunitense non sa cosa sta accadendo e così il nostro Allen può mettere in piedi alcune operazioni che definire allucinanti è davvero poca cosa. É ovvio che avere dietro di sé una popolazione che la pensa proprio come te è un vantaggio non da poco per ottenere autorizzazioni governative.
Certo se quella popolazione è anche boccalona e crede a qualunque cosa le si racconti è ancora meglio. Dunque la popolazione va istruita, anche se questo termine è decisamente inesatto: si tratta di plagiarla, raccontando le cose secondo il proprio tornaconto, nel quale la verità è qualcosa di inaccessibile e lontano.
L’azione si sdoppia in due filoni: uno rivolto all’estero e l’altro all’interno del paese. Cominciamo dal primo, ma dopo una breve pausa. (81)
E i cittadini americani? Operazione MK-Ultra

I finanziamenti, segreti e spesso illegittimi, oltre che a Free Europe, arrivano anche a diverse riviste, come Partisan Review, The New Leader, National Student Association, legate tra loro dall’anticomunismo, ma che non figurano come organizzazioni “di facciata” della CIA. L’Agenzia organizza e gestisce invece l’Independent Service for Information, fondata ad Harvard con lo scopo di organizzare giovani americani anticomunisti per partecipare ad una grande riunione a Vienna che doveva essere una risposta alla creazione del Cominform, voluto da Stalin in quel periodo. Il Cominform è stato un organismo per riunire tutti i partiti comunisti d’Europa e stabilire le strategie per portare avanti la guerra fredda contro l’Occidente. É servito anche per far capire che tutti i partiti seguivano i dettami che arrivavano dal Cremlino.
La manipolazione della stampa e delle organizzazioni di informazione da parte della CIA, salta fuori solo nel 1976, quando la Commissione Church raccoglie nel suo dossier i risultati di una lunga indagine, che verifica quanti giornalisti sono in realtà agenti della CIA e quante case editrici hanno coperto questi agenti, in patria e all’estero.
Tutto questo rientra in una operazione che dura dalla fine della guerra agli anni ’70 e va sotto il nome di operazione Mockingbird. Di questa non conosciamo tutti i risvolti perché molti dei documenti che la riguardano sono stati distrutti. Quello che si sa deriva spesso dalle confessioni di ex agenti, come Thomas Braden, diventato un popolare commentatore televisivo, che ha raccontato la sua personale storia nella CIA in una serie girata per la televisione ABC.
Durante la guerra fredda le informazioni sulle intenzioni e sulle pratiche dei nemici sono spesso drammatizzate ed esagerate. Dei comunisti si può dire di tutto e di più. A crederci non c’è solo un popolo profondamente ignorante, ma anche le alte sfere dello spionaggio e della politica. A Washington sono convinti che i comunisti, non importa se quelli sovietici, cinesi o coreani, stanno sperimentando tecniche psicologiche d’avanguardia, che potremmo riassume banalmente come “lavaggio del cervello”. Altrimenti, dicono, come si spiega una simile compatta adesione alle scelte del governo, ritenute del tutto insensate? Allen Dulles non solo è tra questi, ma si mette in testa che si dovrebbe agire così anche in occidente per avere un popolo tutto dalla nostra parte senza se e senza ma. Così lancia un’operazione che ha dell’incredibile e supera di gran lunga anche i più audaci film di fantascienza: MK-Ultra. Il nome è l’acronimo del tedesco Mind Kontrolle Ultra (Ultra controllo della mente). Si cerca, in pratica, di creare degli automi nei cui cervelli siano inserite le nozioni volute dall’Agenzia. I tentativi comportano vari esperimenti usando droghe di vario tipo, in particolare LSD e mescalina, sperimentando programmi psicologici, vari sieri della verità, messaggi subliminali, ipnosi e così via. Su chi vengono fatti gli esperimenti? Su carcerati consapevoli, ma anche su malati di mente, secondo i più normali canoni dei film di spionaggio, ma anche e perfino su cittadini comuni, del tutto ignari di quello che sta loro succedendo. Non è la solita dietrologia o la ricerca di informazioni da gossip. Lo si nota da una comunicazione di Allen Dulles, in cui si lamenta di non poter avere a disposizioni sufficienti “cavie umane”, questo il termine usato, per contrastare l’ipotetico analogo trattamento in Unione Sovietica. Vengono spesi milioni di dollari e fatti tentativi per un decennio almeno, senza arrivare ad alcun risultato concreto. Durante gli anni ’60 il progetto perde forza, ma viene bloccato solo nel 1973, dopo lo scandalo Watergate che, come detto, ha portato alla luce parte della documentazione della CIA. Il direttore di questa, all’epoca, Richard Helme, si rende conto che qui si è esagerato e non di poco e ordina la distruzione di tutti i documenti di MK-Ultra, ma una buona parte si salva.
É questa una delle pagine più buie e tremende dell’attività segreta della CIA. Tremenda anche perché ordita e gestita direttamente dal governo che si autoincensa come il più democratico del mondo.
A proposito di informazioni false o esagerate, c’è anche quello che il presidente Eisenhower pensa dell’avventura della CIA in Guatemala, dove, a suo giudizio, l’Agenzia si è esposta troppo, mostrando un volto della democratica America statunitense, che è meglio resti ben custodito tra i faldoni di Langley. Per questo convoca Allen Dulles e gli raccomanda di fare in modo che le operazioni segrete siano davvero segrete: più silenzio, non apparire, starsene nell’ombra, lasciare fuori il governo dai famosi piani.
Da Stalin A Kruscev e l’Ungheria

Cosa fare di quel documento? Eisenhower si rende conto di avere un asso tra le sue mani, un vero tesoro dal punto di vista informativo. Così lo pubblica integralmente a giugno 1956, confidando che le notizie arrivino alle popolazioni dei paesi satelliti, provocando una reazione contro Mosca. La CIA, nel frattempo, avvia una massiccia opera di propaganda anticomunista, sostenuta soprattutto da Radio Free Europe, ed indirizzata principalmente verso l’Ungheria, dove sembra ci sia particolare sfiducia nei confronti del regime sovietico. A guidare il paese c’è Imre Nagy, che vuole più indipendenza dal regime di Mosca e riforme nell’organizzazione soprattutto dell’agricoltura. Al partito tutto questo non piace e, per questo, deve dimettersi. Il 23 ottobre molti cittadini magiari si riversano nelle strade, pretendendo il ritorno di Nagy. Nagy torna, ma i suoi oppositori chiedono l’intervento di Mosca. Sappiamo bene come sono finite le cose: un esercito di 50 mila uomini riconquista l’Ungheria, perdendo 750 soldati e procurando la morte di quasi 3 mila civili ungheresi. A guardare bene, la situazione ungherese è un’occasione ghiotta per un intervento americano, del tipo di quelli già avvenuti in Guatemala e Iran. Ma Eisenhower non fa niente. La storia racconta della paura di una guerra per la troppa vicinanza dell’Ungheria all’URSS, sia geografica che politica. Altri sottolineano che gli interessi economici degli Stati Uniti in Ungheria sono così scarsi che non vale la pena intervenire. Come già detto, spesso la politica si fa da parte perché è soltanto una questione di business.
Altre operazioni in giro per il mondo
É impossibile seguire tutte le operazioni messe in atto dalla CIA durante la dirigenza Dulles, per cui qui ricordo solo le più importanti e conosciute.
Gli stessi belgi erano rimasti anche dopo l’indipendenza, sperando in un accordo con Lumumba, soprattutto in Katanga, dove si estrae rame (7% della produzione mondiale), cobalto (60% della produzione mondiale), manganese, zinco, cadmio, germanio e uranio.
Quando Lumumba chiede aiuto agli Stati Uniti per sedare una rivolta e questi rifiutano, non ha molta scelta e si rivolge all’Unione Sovietica, che fornisce aerei militari per il trasporto di truppe. Questo rafforza l’autoconvincimento di Washington che Lumumba è decisamente un comunista, mentre gli inviati statunitensi in Congo definiscono la situazione come “grave per il rischio di un intervento sovietico”. Alla CIA non ci pensano due volte. Allen Dulles scrive: “[…] concludiamo che la rimozione di [Lumumba] deve essere un obiettivo urgente e primario e che, nelle condizioni esistenti, questa dovrebbe essere un'alta priorità della nostra azione segreta”.
In realtà, lo stesso Dulles affermerà qualche anno più tardi che il pericolo sovietico in Congo era stato sopravvalutato, ma anche che non era possibile permettere che si creasse un punto d’appoggio sovietico in Africa, segnatamente in una regione così ricca come il Congo. Dunque bisognava intervenire, ma intervenire come? E parte la trafila più classica. Si comincia con la corruzione di senatori. Non dovesse bastare bisognerà escogitare i modi per eliminare Lumumba. Nei documenti declassificati sono descritti questi modi, che però non vengono mai eseguiti. Lumumba, infatti, viene assassinato dai suoi nemici congolesi, ma questo non dimostra affatto che il governo americano e quello belga non c’entrino per niente. Rimane il fatto che, ancora una volta, un regime democraticamente eletto e non comunista, viene fatto segno di azioni segrete tese ad intervenire con la forza a proprio favore.
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E poi c’è l’Egitto, dove a guidare il paese c’è Nasser, inizialmente sostenuto dalla CIA, che fornisce un sacco di soldi per varie opere, tra tutte la radio di stato. Ma la politica dei paesi è strana e mutevole. Nasser baratta il cotone prodotto con armi sovietiche e, nel 1956, nazionalizza la Compagnia del Canale di Suez, società anglo-francese, che gestisce quella rotta marittima di enorme importanza commerciale. I due paesi europei vanno su tutte le furie e decidono di assassinare Nasser, ma Eisenhower giudica “completamente sbagliato” usare la forza bruta. La CIA preferisce una lunga e lenta campagna di sovversione. John Dulles, in una dichiarazione pubblica all’ONU, invita i governi del medio oriente, Arabia e Iraq, a finanziare ogni azione che faccia deporre Nasser. Durante tutta la durata della dirigenza Dulles, il governo egiziano rimarrà vicino a quello sovietico, diventando nei fatti una roccaforte dell'antimperialismo. L’URSS è particolarmente generosa: il 43% degli aiuti sovietici al Terzo Mondo arriva al Cairo. Il riavvicinamento egiziano all’Occidente si avrà solo con il successore di Nasser, Anwar al-Sadat dopo il 1970.
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Ci sono poi operazioni della CIA che potrebbero finire in un film, come quella chiamata Operazione Oro (Gold). Allen Dulles organizza un’azione davvero fantastica. Vuole intercettare le linee sotterranee di comunicazione dell’Armata Rossa a Berlino Est. Per questo fa scavare un tunnel lungo quasi mezzo km da Berlino Ovest verso Est. Un’opera ingente con 3000 tonnellate di detriti prodotti. Dopo un anno di lavoro, nel luglio 1955 i tecnici inglesi cominciano ad ottenere informazioni preziose. Ma il successo esaltante dura pochissimo. Per motivi non chiarissimi, forse una talpa alla CIA o forse un guasto agli impianti, i sovietici si accorgono di tutto già nella primavera del 1956. Il progetto comunque è uno dei grandi successi di Allen Dulles, sia per l’audacia dello stesso che per la capacità di mantenere una segretezza assoluta sull’operazione.
Dunque un plauso alla sua opera, però non tutte le ciambelle riescono con il classico buco. Negli ultimi anni ‘50 la CIA infila una serie di fallimenti gravi e perfino imbarazzanti, di cui parleremo adesso.
Le brutte figure della CIA
Già … le brutte figure della CIA. La prima arriva dalla Siria. Nel 1949 gli americani vi avevano insediato un loro fantoccio, Adib Shishakli. Nel 1954 c’è un colpo di stato e vanno al potere due partiti che la CIA certo non ama: il progressista Ba’ath e il partito comunista. La Siria si schiera con l’Egitto durante la crisi di Suez e di fatto intrattiene rapporti, anche militari, con l’Unione Sovietica. Che problema c’è? La CIA ha già avuto a che fare con questa situazione in Guatemala e quindi ecco le solite tappe, che ormai conosciamo a memoria: soldi, materiali e un agente speciale, Rocky Stone, arrivano a Damasco per addestrare truppe pronte per un colpo di stato. Ma c’è un uomo straordinario a guidare il controspionaggio siriano, Adbul Hamid Serraj, che scopre tutto, arresta Stone, lo fa parlare. Sarà il primo statunitense ad essere espulso dal medio oriente. Il guaio qui non è solo il fallimento dell’operazione, quanto il fatto che tutti lo vengono a sapere. Un colpo non da poco per il prestigio dell’agenzia e del governo statunitense.…

I progetti di eliminare Sukarno non partono neppure: troppo protetto. E allora si tenta la via delle elezioni, con propaganda e sovvenzioni molto forti al partito di opposizione, il Masjumj Party. Si vota nel 1955, Sukarno vince, il Masjumi è al secondo posto, ma il terrore arriva a Washington quando lo scrutinio assegna il 16% al partito comunista indonesiano, percentuale destinata a crescere negli anni seguenti. Eisenhower tuona che Sukarno dev’essere eliminato, ma non succede niente, perché le spie sovietiche intercettano il piano e lo diffondono attraverso un giornale indiano. Uno sputtanamento in piena regola.
John Foster Dulles non ci vede più e in un discorso pubblico invita il popolo indonesiano ad insorgere, non proprio un’azione degna di un ministro degli esteri. Gli invii di materiale e soldi ai ribelli vengono intercettati e alla fine, nonostante il presidente Eisenhower decida di lasciar perdere, i Dulles continuano la loro guerra, quasi si trattasse di una questione personale. Navi americane si attestano a Singapore, forniscono armi e soldi ai ribelli. Sukarno schiera il suo esercito. Così vicini ad una guerra, il presidente Eisenhower fa un passo indietro. Ma i Dulles non ci sentono: disobbediscono e progettano di intervenire per eliminare Sukarno e rovesciare il governo. Ci sono episodi di guerra vera, con bombardamenti da parte di aerei della CIA, fino a che il B-26 di Al Pope non viene abbattuto e il pilota catturato. Pope ha con sé documenti, che lo legano all’Agenzia statunitense. Le bugie raccontate a Eisenhower evaporano, così che la Casa Bianca comincia a dubitare che l’Agenzia di Dulles sia ancora in grado di portare a termine quelle azioni segrete.
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Durante la guerra del Vietnam, Allen Dulles spedisce un suo agente, ex generale dell’OSS, Edward Landsdale, a Saigon con l’incarico di minare la fiducia dei nord vietnamiti in Ho Chi Minh. Lo aveva già fatto nelle Filippine nei primi anni ’50, intervenendo nella guerra tra il governo e le forze comuniste, sostenute, a quanto pare, da Mosca. Il piano è lo stesso: propaganda, che mini lo sforzo bellico Viet Cong, controllo della compagnia aerea Air America, i cui piloti vengono descritti nelle memorie di Landsdale come trafficanti di armi e droga. Poi sappiamo come sono andate le cose. La sconfitta degli Stati Uniti nel 1975, non è certo imputabile alla direzione di Allen Dulles.
La madre delle figuracce: Baia dei Porci
Nel 1959 muore John Foster Dulles, fratello maggiore di Allen, che ha rappresentato, in quanto Segretario di stato, un forte legame tra la Cia, il parlamento e la Casa Bianca.
Capite bene che di motivi per decidere di intervenire che ne sono un sacco. Così Eisenhower, all’ultimo anno di presidenza, ordina a Allen Dulles di far fuori Castro. Allen sarà più morbido, almeno formalmente, e parlerà di “rimuovere Castro da Cuba”, senza specificare in che modo.
Già, ma come fare ad eliminare Castro? Si progettano azioni che nemmeno nei film più audaci abbiamo visto, come avvelenarlo, usare sostanze radioattive per minare la sua mascolinità (perdita dei capelli). Ma Fidel non è avvicinabile facilmente e i suoi uomini, all’alba della rivoluzione sociale, gli sono legati in modo totale.
La strategia è sempre quella, vista ormai in molte occasioni, come in Guatemala, dove tra l’altro si assumono centinaia di guerriglieri. L’obiettivo è di organizzare un colpo di stato, convinti che la popolazione cubana non ami il suo leader, soffrendo nella miseria. Ma questo non succede; forse i contadini dell’isola caraibica ricordano bene gli anni terribili della dittatura di Fulgencio Batista.
Rimane solo l’invasione dell’isola con un esercito bene armato e preparato. Non può farlo il governo, deve arrangiarsi la CIA. Facendo affidamento sui ribelli anticastristi, vengono lanciate armi sull’isola. Un fallimento totale: su trenta lanci solo 3 arrivano ai ribelli, gli altri sono intercettati dall’esercito cubano. La task force che gestisce tutte queste iniziative è guidata dal vice presidente, Richard Nixon. La mente è però sempre la stessa, quella di Allen Dulles.
Dwight Eisenhower ha avuto un anno complicato. Non bastassero i fallimenti, resi pubblici, della CIA, un aereo spia statunitense viene catturato dall’URSS, compreso il pilota. Ad Eisenhower la CIA racconta che il pilota è morto e nessuno ne saprà nulla. La notizia è falsa e Eisenhower propone ai suoi elettori una serie di bugie, che vengono presto smentite. Se c’è una cosa che il popolo americano non sopporta è un presidente che mente. Così, di fronte alla prospettiva di invadere Cuba, ha dei ripensamenti e non ci sta, intima alla CIA di lasciar perdere quel progetto. Nel gennaio 1961, però, cambia l’inquilino della Casa Bianca. Arriva John Kennedy, al quale Allen Dulles racconta che il suo predecessore aveva approvato il progetto di invasione. Anche Kennedy è dubbioso, tanto che riduce drasticamente le risorse previste per questa operazione, ma alla fine, approva.
Quello che succede sembra una barzelletta. Il 7 aprile la notizia dell’invasione viene pubblicata dal NYT, fornendo perfino la data dell’azione, il 17 aprile. Radio Mosca ne parla in inglese il 13 aprile, il KGB sa tutto, lo sanno gli inglesi, i tedeschi e, ovviamente, lo sanno i cubani.
L’intera operazione è un colossale disastro. Ci sono gli otto bombardieri della CIA, dipinti con i colori dell’aviazione cubana, che finiscono male e producono pochissimi danni. La scelta della zona di sbarco, Playa de Giron, chiamata dagli inglesi Baia dei Porci, non è per niente adatta per via della barriera corallina e non avendo vie di fuga. A comandare gli esuli cubani che costituiscono la forza di invasione non c’è un militare esperto, ma Manolo Artime, un giovane medico di 28 anni, dell’ala conservatrice dei Gesuiti, scelto appositamente da Dulles. Sono in meno di 1500 gli anticastristi che sbarcano a Cuba, venendo subito individuati. Si portano appresso anche carri armati e camion. Ma non serviranno, perché la loro azione finisce là, su quella spiaggia. L’aviazione cubana interviene, colando a picco le navi che trasportano munizioni e strumenti radio. Il gruppo sulla baia è isolato, senza munizioni, senza cibo. Anche i tentativi di portarli via usando 8 bombardieri falliscono miseramente: 4 vengono abbattuti, gli altri se ne vanno.
Allen Dulles attende l’esito del conflitto a Puerto Rico, pronto a partire per Cuba con il gruppo dell’Operazione 40. Questa è una costola del progetto di invasione, ideata dalla CIA e tenuta segreta anche a Kennedy. 40 tiratori scelti, poi diventati 80, hanno il compito, una volta invasa l’isola, di far fuori tutti i dirigenti comunisti cubani. Ci sono alcune centinaia di morti tra le due forze opposte, oltre 1100 anticastristi vengono imprigionati a Cuba. Saranno rilasciati un anno dopo, in cambio di 53 milioni di dollari in alimenti e medicinali.
Le conseguenze della “batalla de Giròn” sono molteplici. Da un lato segnano il rafforzamento di Fidel Castro a Cuba e il suo avvicinamento a Mosca, con tutto ciò che segue, a partire dalla crisi dei missili, dall’altro l’immagine di John Kennedy non esce certo rafforzata dalla vicenda. Ma il vero responsabile è Allen Dulles, che non ha saputo in questa, come in altre operazioni anche riuscite, comprendere la natura delle situazioni locali, spesso accecato da un esagerato sentimento di protezione della “sua America” dal comunismo e a favore del modello capitalistico. Allen viene indagato dal Congresso, che, da quel momento, pretende un controllo più puntuale della politica sulle attività della CIA.
Allen Dulles viene licenziato da Kennedy e se ne va in pensione. Morirà otto anni più tardi, nel 1969.
Conclusione
Siamo alle conclusioni e ci chiediamo: Come si può ricordare un uomo simile?Come grande avversario del comunismo durante la guerra fredda? Come astuto organizzatore di missioni segrete complicate? Come finanziatore prima e avversario poi dei nazisti? Come mente dei colpi di stato, come quello in Guatemala, che ha portato a decenni di instabilità nel paese? Come manipolatore delle menti dei suoi concittadini con l’operazione MK-Ultra? Difficile dirlo, ma certo la sua storia ci lascia l’immagine di un uomo fermamente convinto di aver operato sempre, nel bene e nel male, per difendere la “sua America”.
FONTI
Stephen Kinzer - The Brothers: John Foster Dulles, Allen Dulles, And Their Secret World War, Times Books, 2014Reinhard Gehlen – Memorie di una spia, Odoya, 2018
Mario Del Pero – La CIA storia dei servizi segreti americani, Giunti, 2001
Steven L. King - Allen Dulles mastermind of american intelligence from diplomat to spy master, Pubblicazione indipendente, 2024
Charles Rivers - Allen Dulles: The Life of the CIA’s Most Powerful and Notorious Director, Pubblicazione indipendente, 2023
Peter Grose - Allen Dulles: Spymaster: The Life and Times of the First Civilian Director of the CIA, Andre Deutsch Ltd, 2006.
James Srodes - Allen Dulles: Master of Spies, Regnery Pub, 1999